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SOMMARIO |
Spesso ci chiediamo il perché delle cose, e
sovente i nostri pensieri, quelli più reconditi, vengono fuori
in tutta la loro spaventosa contraddizione. A ciascuno di noi capita,
a volte, di spingersi oltre la stretta realtà del vivere quotidiano
e sfiorare l'idea di un mondo immobile e dominabile, ma pochi hanno il
coraggio e la passione per mantenere questo stato lungo l'intero arco
della propria esistenza. Maurizio Cavaliere |
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Studio
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Calco
in gesso
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Da quest'ultimo, Mario trae spunto per sviluppare quel
dinamismo plastico fondato sull'impressionismo che "dà la
sensazione dell'oggetto piuttosto che la rappresentazione dell'oggetto
stesso" . E' da ciò che nascerà quella peculiare impronta
romantico simbolista che costituirà in seguito il motivo portante
della sua produzione. |
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Studi
sulla fauna molisana
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sua moglie.Susan è per lui una persona speciale che lo affascina oltre che per la bellezza, per i modi raffinati e per la buona cultura.Susan è per lui una persona speciale che lo affascina oltre che per la bellezza, per i modi raffinati e per la buona cultura. Ella si rivela per l'artista una figura di grande importanza, fonte di ispirazione e di studio; numerosi i dipinti e le sculture che la rappresenteranno. |
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Si sposano a Boiano
nel 1967; l'unione fra i due appare quanto mai felice. Presto, però,
il rapporto comincia ad incrinarsi poiché Mario vede la compagna
troppo diversa da lui, con esperienze di vita delle quali è estremamente
geloso. Susan, invece, apprezza la sua natura di artista, lo spirito caustico,
il mondo in cui vive, la famiglia che ha alle spalle. I mesi che seguono
al matrimonio sono pieni di problemi, di incomprensioni e di incertezze
per il futuro. Susan deve terminare i suoi studi in America e i due pertanto
decidono di stabilirsi negli Stati Uniti. Vivono alcuni anni a San Francisco
e in altre località della costa occidentale. In America Mario vive
l'esperienza dura dell'emigrato, lavorando in una fonderia. Le lettere che
scrive ai fratelli evidenziano in modo inquietante il disagio e la difficoltà
di crearsi uno spazio in una terra che lui sente di non amare. Tornato finalmente in Italia, si stabilisce con la moglie a Bologna dove Susan, laureata in Patologia e Restauro del Libro, viene assunta presso la biblioteca americana. Mario invece si iscrive di nuovo alla facoltà di Architettura, intenzionato, questa volta, a portare a termine gli studi. Per mesi fa la spola fra Bologna e Firenze dove frequenta le lezioni, ma la vita stressante e disordinata logora sia il rapporto con la moglie sia il suo spirito. Alla fine di una lunga e sofferta crisi, i due decidono di lasciarsi. Susan torna in America, e nonostante un suo tentativo di riallacciare il legame, il rapporto si chiude definitivamente. |
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Mario,
Susan e la nipote Roberta
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Mario però
non riesce a dimenticare (e mai ci riuscirà) il suo grande amore
e spesso cerca nell'alcool l'antidoto per alleviare la struggente malinconia
che lo pervade. Inizia uno dei momenti più duri della sua vita; tronca con l'università e rientra a Boiano dove, tuttavia, stenta a trovare un equilibrio esistenziale. Ristabilisce un vecchio rapporto che aveva già avuto anni addietro con Maria Pia, una delle poche persone che, in quel periodo, riesce a comprenderne le frustrazioni. Ma la prematura morte della donna, dovuta ad un male incurabile, acuisce in Mario quel senso di tristezza e solitudine che lo assillerà ancora per lunghi mesi. Il dolore affiora e si manifesta in quasi tutte le opere realizzate in questo periodo. L'artista produce una serie di studi, molti dei quali raffiguranti la madre, scomparsa nel 1971. Questa ulteriore prova lo porta a sospendere quasi del tutto l'attività; entra in un profondo stato di depressione che riesce a superare, solo grazie agli amici e all'affetto dei familiari. Si avvicina ancor più alla natura e agli animali; trascorre intere giornate nei boschi del Matese dove il suo spirito riprende vigore e da questo travaglio viene fuori l'artista. Ricomincia a scolpire trovando nel lavoro il mezzo per accettare una realtà che diventa sempre meno soffocante e al tempo stesso fonte di ispirazione. Nel dicembre del 1972, dopo mesi di intenso lavoro, viene inaugurato a Boiano il portale laterale dell'antica chiesa di Sant'Erasmo. La porta era stata chiusa a causa dei danni subiti durante l'ultima guerra. I quattro pannelli decorativi scolpiti su noce raffigurano San Martino, Sant'Erasmo, Sant'Egidio e Santa Rita. L'opera, che dà all'autore grande soddisfazione, lo propone all'attenzione di pubblico e critici. Durante un soggiorno a Pescasseroli dove era stata allestita una mostra delle sue opere, nasce l'idea della raccolta "la Fauna Molisana": circa 120 pannelli in terracotta riproducenti gli animali dei boschi del Matese. |
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Alcuni pannelli della raccolta "Fauna Molisana" | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La serie, di notevole pregio,
è stata spesso utilizzata per mostre didattiche nelle scuole di ogni
ordine e grado. Nonostante le richieste, però, l'artista si rifiuta di vendere le formelle: le ritiene troppo importanti per smembrarne l'assieme. Più in là nel tempo, consentirà la riproduzione in argento solo di alcuni pannelli. Nello stesso periodo, grazie all'influenza ed alla disponibilità di alcuni religiosi, come don Antonio Nuzzi, don Pasquale Pizzardi, don Giovanni Russo, e soprattutto padre Giannicola Jacobacci e padre Vittorio Scardera del Convento Santissima Trinità di Sepino, Mario si accosta gradualmente all'arte sacra. E', questa, la fase di maggiore creatività: realizza in legno ed in pietra lavori che tappezzano molte chiese del Molise. Il convento della Santissima Trinità di Sepino costituisce una vera mostra permanente delle sue opere. Vi si trovano, infatti, due confessionali in noce finemente cesellati e circa 30 tavole in legno dove sono scolpiti i Fioretti di San Francesco. Realizza alcuni interessanti lavori per la Chiesa Madre di Duronia. Di notevole pregio un basamento in legno riproducente da un lato la facciata della chiesa e dall'altro Gesù che sale al Calvario; restaura, inoltre, con molta cura, le statue di San Rocco e Santa Filomena. Successivamente si cimenta anche con il bronzo, e nascono due opere di ottima fattura, il San Francesco che arreda il chiostro del Convento di Sepino e la "Pacchiana" di Boiano. In questo periodo Mario lavora con una certa continuità e sembra aver raggiunto finalmente quell'equilibrio artistico cui ambiva da sempre. Organizza mostre, allaccia rapporti con gli emigranti e nel 1986 si reca a Montreal in Canada dove, per merito di Gianni Colacci, l'amico di sempre, stipula il contratto per la realizzazione di un monumento in bronzo intitolato all'Emigrante. Tornato a Boiano lavora senza tregua per la realizzazione dell'opera. Nonostante le difficoltà incontrate durante la fase di fusione, la statua viene portata a termine e installata nella zona vecchia di Larino nell'estate '87. Da più parti arrivano commissioni per altri monumenti. Fra quelli più significativi, tre lavori in pietra dalle dimensioni notevoli, uno per il Comune di Forchia (BN) alto circa tre metri e raffigurante l'episodio delle "forche caudine", un altro per il Comune di Spinete (CB) in ricordo dei caduti in guerra, un terzo per Campitello Matese - commissionatogli da Carlo Muccilli - in occasione della festa degli Alpini. La ritrovata serenità gli permette di guardarsi intorno e dedicarsi allo studio dei centri storici di vari paesi molisani, che, secondo lui, con i tratturi, dovrebbero assumere un ruolo strategicamente importante nell'economia del Molise. Con l'amico Goffredo Del Pinto approfondisce anche gli studi sulla ricerca archeologica. Nel frattempo non abbandona la pittura e realizza diversi dipinti che regala o vende per poche manciate di lire così come è nel suo stile. Spesso si reca a Marina di Pietrasanta perché affascinato dagli splendidi marmi e perché un suo estimatore, responsabile di una cava, gli consente di studiarne a fondo le possibilità di lavorazione. Nel 1986 muore il padre, e l'artista rimane a vivere da solo nella casa di via Corte Vecchia. Nel piccolo e grazioso giardino cura il pergolato, accudisce i suoi cani e trascorre intere giornate a scolpire. |
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Quando lavora non distingue la
notte dal giorno; gli fanno compagnia il bicchiere di vino e la sigaretta
sempre accesa. Eppure Mario non è solo; mantiene i rapporti con il "vicinato" soprattutto con Sisetta, la persona che lo ha visto crescere e che, dopo la madre, gli è stata più cara. Sisetta lo segue con discrezione e lo "sorveglia" quasi quotidianamente con la scusa di portare il cibo ai cani. Già da tempo è nata in Mario la passione per la cucina e nel giardino di casa spesso si riuniscono amici e familiari per gustare i suoi piatti esotici e tradizionali. Mantiene contatti telefonici ed epistolari con diversi amici del periodo fiorentino, i quali di frequente lo chiamano o gli scrivono perché sentono in lui un vero amico, capace di forti sentimenti, e affetto disinteressato. Sul finire degli anni 80, realizza una notevole quantità di sculture in legno e in argilla che sono oggetto di varie mostre. Produce, inoltre, per la Clinica Villa Esther di Boiano, 14 formelle di terracotta raffiguranti la Via Crucis e scolpisce una bella crocifissione in legno. Agli inizi degli anni 90 Mario torna a lavorare la pietra. Nasce così, dopo un lungo e paziente impegno, la fontana di Sant'Egidio; la piccola vasca dove scende l'acqua è ricoperta da un blocco in pietra i cui manici raffigurano una biscia e una vipera finemente modellate. Nel 1993 realizza il "Monumento alla natura", un enorme masso da cui l'artista "tira fuori" sui vari lati un felino, il profilo di una donna, uno scoiattolo, e vi incide, sulla parte frontale, un verso del poeta boianese Fiore Velardo. L'originale monumento è esposto a Boiano presso la sorgente del Biferno, in località "Pietre Cadute". L'anno seguente produce due fra le opere più raffinate e plastiche: un olio su tela che con un gioco ricercato di colori propone un rapace aggressivo e inquietante che si confonde con il cielo, e un basamento in legno riproducente sui lati e sulla parte superiore i suoi soggetti preferiti: gli animali. Il '95 rappresenta l'anno della sofferenza; mentre dedica attenzione a due lavori, una grossa scultura in mogano e un monumentale Padre Pio in bronzo per Benevento (commissionato da Dante D'Onofrio, persona legata a Mario da profondo affetto), avverte difficoltà fisiche che lo costringono ad interrompere l'attività. |
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Durante l'estate, una lieve ripresa; poi, a fine anno,
gli eventi precipitano: il ricovero, l'intervento, ma il male lo stronca
il 17 febbraio 1996. |
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"Un animo e una vita sicuramente
da bohémien, quelli di Mario Cavaliere, senza nessuna pretenziosità
nell'affrontare e nel rappresentare i fatti della vita. Uno spirito semplice, che accetta le cose terrene senza mai attaccarsi ad esse, e la cui ispirazione nasce con l'uscire di casa osservando il mondo che lo circonda, andando su per le montagne del nostro Matese. A volte il suo estro è aspro e potente e riflette la vita di un uomo vissuto solitario, interamente dedito ad un preciso ideale artistico. Le figure di queste opere non sono mai calme, ma sempre in atteggiamenti di lotta, curve sotto un peso e agitate da forze superiori. Classico esempio ne sono le raffigurazioni della maternità (da una forma ancestrale dell'uovo si sviluppa la vita), della carta da gioco, che altro non è che un quadro di vita trascorsa, di posti che mai riuscirà a dimenticare (i grattacieli di New York, le carte fiorentine, le cattedrali molisane), delle mani, simboli di odio e amore, che accarezzano, ma nello stesso tempo stringono il piccolo passero. Foto Studio mani e passero ( amore e possesso ). La sua sensibilità per il non finito dà
a tutte le sue raffigurazioni una forza suggestiva che, certamente, non
potrebbe avere un corpo liscio e finito. Un narratore, quindi, Mario Cavaliere,
di notevoli qualità, ma soprattutto un innamorato della materia,
da quella classica, come la creta, il legno, la pietra, a quella moderna
come il cemento e la plastica". " [ ... ] Mario Cavaliere è noto ai Boianesi,
ma lo è ancora di più a quanti Boianesi non sono, che meglio
e più di questi ultimi hanno saputo apprezzare la sua arte. Accanto
all'uomo hanno saputo cogliere l'artista che è in lui. Perché
Mario ha un temperamento schivo di "angelo decaduto" che si
tiene lontano dal "sistema" e dal "potere" come se
temesse che questi possano inquinare la sua arte, [ ... ] Ma Mario Cavaliere
è un artista di più complessa tempra, di passione più
intensa. Quanto di lui è sparso nel Molise e fuori lo attesta!
E' un artista di una religiosità profonda - a tratti perfino pagana
- proprio di chi ha osato guardare in sé senza tema di smarrirsi
". Mario Cavaliere: ovvero quando la composizione scultorea diventa spazio architettonico. Una apparente contraddizione concettuale sembrerebbe
caratterizzare la produzione del Cavaliere: un rifarsi a connotazioni
e sostrati antichi, la cui carica semantica è trasferita con immediata
lealtà nell'opera, applicandone anche le tecniche esecutive più
sofisticate; ed una inesausta ricerca del realizzarsi del suo io, oggettivato
in materiali assolutamente nuovi.
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Intervista realizzata da Filippo Salvatore
in occasione di un viaggio di Mario Cavaliere in Canada.
Pubblicata su " Il Cittadino Canadese " del 10 dicembre 1986 F.S.: Caro Cavaliere, spiegaci le ragioni per cui sei
venuto in Canada. da " Come salvare i grandi Conventi
vuoti " - 1983 - [ ... ] Per nulla pago di aver punteggiato
i tre piani del convento con centinaia di reperti della civiltà
contadina e dell'archeologia sepinate e sannitica, il " genius loci
" dell'ex collegio serafico ha pensato di tramandare la memoria dell'ottavo
centenario francescano con una mostra permanente di sculture lignee ispirate
al mondo dei Fioretti. Sono sedici composizioni a bassorilievo, scaglionate
sulle pareti dei corridoi e delle sale di studio e di soggiorno del primo
piano. Alle radici della magnifica collezione sacra vi è stata
la sua volontà di operare sulla fantasia e sulla coscienza degli
ospiti quasi quotidiani con forti stimolazioni di spiritualità
francescana. Per un anno intero ha accaparrato la sgorbia di uno dei migliori
scultori della regione molisana, Mario Cavaliere, al quale ha commissionato
di scolpire su legno di manzonia i più significativi episodi dei
Fioretti. L'autore, che ha studiato, lavorato ed esposto a Firenze, dove
ha amoreggiato a lungo con le Porte del Paradiso del Ghiberti, ha realizzato
un suo vecchio sogno in una narrazione articolata e continua. I pannelli
sembrano provenire più dalle sponde dell'Arno, e proprio dalle
vicinanze del famoso Battistero, anziché da Boiano, antica città
italiota e romana, dove lo scultore vive, lavora e spedisce in tutte le
direzioni dell'Italia e dell'estero, le sue sculture in legno, in pietra,
in gesso e in ferro incastrato nel cemento.
Tratto dall'omonimo libro, 1997 editore Lampo |
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By Pisus | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||