Bojano è famosa per la sua acqua che è poi l'acqua
del Biferno. Il fiume Biferno, infatti, nasce da tre sorgenti delle
quali due, quella di Maiella e quella di Pietrecadute, sono situate
ai lati opposti dell'abitato. La ricchezza d'acqua ha favorito in
passato una meccanizzazione artigianale per la presenza di mulini
(ad esempio quello che sta a Pietrecadute) e di una segheria azionata
ad acqua. La ricchezza idrica ha spinto negli anni '60 alla realizzazione
di una galleria che attraversa il Matese per portare l'acqua che
è una preziosa risorsa in Campania; il mandare l'acqua del
Biferno addirittura verso il Tirreno non poteva non provocare degli
stravolgimenti dell'ecosistema fluviale. Il Biferno, quando passa
per Bojano si chiama Calderai, per l'impoverimento di acqua e per
il suo progressivo inquinamento era diventato una sgradita presenza
in città: si sta completando la realizzazione di un intervento
di sistemazione che tende a ridare un'immagine positiva a questo
corso d'acqua. Il fiume può diventare un elemento di arricchimento
del paesaggio urbano e un luogo privilegiato per le attività
ricreative. L'acqua ha un valore simbolico oltre alla funzione sociale
del dissetare; perciò, non vi sono solo fontane come quella
di S. Maria dei Rivoli dove è possibile attingere l'acqua
(senza alcun impianto di potabilizzazione perché non necessario),
ma anche fontane a carattere solo scenografico quale quella posta
in piazza Roma, purtroppo non più attivata. In questo caso
più che fontana è meglio chiamarla vasca perché
è il grande contenitore circolare insieme allo zampillo centrale
ad avere il ruolo principale. Il Biferno è caratteristico
non solo quando attraversa il centro abitato, ma pure quando solca
la pianura agricola; gli alberi accompagnano in molti tratti le
sue sponde e la presenza del fiume la si intuisce, in una veduta
da lontano, per l'addensarsi delle piantumazioni. La sua nascita
in pianura, a Bojano, è un connotato che il Biferno porta
con sé andando verso il mare in quanto ha una scarsa portata
solida rispetto, mettiamo, al Trigno che invece sorgendo in montagna
trasporta molti detriti a valle. Ma perché il Biferno sgorga
nella piana? La ragione va cercata nel carsismo del Matese il quale
determina l'elevata porosità del complesso montuoso e questa
favorisce l'infiltrazione delle acque piovane nel sottosuolo che
poi riemergono a valle. I massicci calcareo-dolomitici come il Matese
costituiscono enormi serbatoi idrici dai quali si alimentano gli
acquedotti dei maggiori centri urbani. Che l'acqua che sgorga a
Bojano sia copiosa non deve meravigliare perché in montagna,
da cui quest'acqua deriva, la piovosità per una serie di
fenomeni fisici è maggiore e rilevamenti effettuati hanno
mostrato che sul Matese si hanno le precipitazioni più abbondanti
della regione. L'acqua non è, comunque, solo fonte di ricchezza,
ma può costituire anche fonte di preoccupazioni. Certo non
nel centro abitato di Bojano che non è a rischio di inondazioni,
pur essendo attraversato dal Calderari perché questo corso
d'acqua ha una portata costante essendo alimentato da una sorgente
perenne e esso non raccoglie altri rivoli lungo il suo cammino (con
l'unica eccezione, in verità, del fosso Spina). Se l'acqua
non ha creato problemi agli insediamenti umani ha, però,
rappresentato un ostacolo per lo sviluppo dell'agricoltura, almeno
prima dell'azione di bonifica. In passato si coltivava esclusivamente
il terreno che aveva una certa pendenza perché questa favorisce
lo sgrondo delle acque e impedisce i ristagni. La pianura era, perciò,
pressoché abbandonata e questa zona, soggetta ad impaludamento,
era destinata al passaggio dei tratturi i quali venivano sempre
ricacciati nei terreni marginali. Se la pianura era stata per secoli
una zona repulsiva con acque vaganti disordinatamente, oggi la situazione
si è invertita perché l'agricoltura non sta più
in collina, ma nel piano. Se quella romana era stata fondamentalmente
una civiltà di pianura, nel medio-evo questa parte di territorio
venne lasciata e solo nell'ultimo secolo gli interventi idraulici
hanno reso possibile una più stabile utilizzazione umana.
La pianura per essere governata ha bisogno di una società
ben organizzata che innanzitutto sappia regimentare le acque superficiali,
alla quale corrisponde come forma di insediamento la città.
La nascita di Bojano, quale motivazione ha pure quella della evidente
necessità che un centro popoloso si sviluppasse in questo
ambito per ottenere i capitali indispensabili per lo sfruttamento
della pianura. Quando nell'epoca medioevale si ebbe una regressione
demografica e l'affievolimento dell'importanza delle istituzioni
civili si perse la capacità di controllo delle acque stagnanti.
Oggi i moderni mezzi di sfruttamento della campagna non permettono
neanche di capire quanto lavoro e quanti sacrifici sono stati compiuti
per la manutenzione idraulica delle zone pianeggianti. Rientra tra
le azioni fatte in questa direzione lo sdoppiamento in due parti,
parallele fra loro, del torrente Rio al fine di contenere le eventuali
piene; adesso un simile intervento non sarebbe proponibile, perché
è aumentata la coscienza ecologica la quale spinge a tutelare
l'integrità dell'ambiente fluviale. Si affaccia per il Biferno
l'ipotesi della creazione di un parco fluviale per proteggere la
particolare fragilità e sensibilità del corso d'acqua.
Francesco Manfredi-Selvaggi
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