Sigla: |
CB |
Superficie: |
2.909 Km² |
Abitanti: |
236.000 |
Densità: |
81 ab/Km² |
Numero comuni: |
84 |
Centri
principali: |
Campobasso 51.300 ab.
Termoli 30.600 ab.
Bojano 8.650 ab.
Larino 8.100 ab.
Montenero di Bisaccia 6.650 ab.
Campomarino 6.600 ab. |
Città
Circa 51mila abitanti .
Geografia: altitudine circa m. 710 s.l.m
Chiesa di S. Maria del Monte
L'originale
chiesa sembra essere risalente all'XI secolo ed assume
l'aspetto attuale solo dopo numerosi interventi di restauro
resisi necessari a causa dei danneggiamenti subiti dai vari
terremoti. Sorge sulla vetta del monte Sant'Antonio di fronte
al castello Monforte. Il nome originale era "Santa
Maria de supra" o "de Campobasso".
Verso il 1525 prese il nome di Santa Maria Maggiore
per conservarlo fino al 1829 anno in cui la cattedrale ne
assunse, oltre le competenze parrocchiali, anche il
nome. Su progetto dell'architetto Cesare Antonelli viene
redatto un nuovo assetto della chiesa. Esternamente appare con
una facciata a spioventi asimmetrica con tre portali ad arco a
tutto sesto modanato. Tutta la facciata è in pietra di
Vinchiaturo, a bugne scabre poste a corsi orizzontali
irregolari, in armonia con il castello situato frontalmente.
Il portale è formato da due doppi stipiti e da un architrave
su cui scarica la lunetta ogivale. L'interno del Santuario,
che richiama lo stile romanico, era costituito da tre navate
mentre oggi appare ad una navata essendo state murate le prime
due arcate. Tutti gli affreschi sono stati eseguiti dal prof.
Amedeo Trivisonno coadiuvato dal prof. Giovanni Leo Paglione
per la parte decorativa. I lavori iniziarono nell'estate del
1944 e terminarono l'8 maggio 1945 Il campanile, finito di
costruire nel 1970, è alto 26 metri (progettista Francesco
Paolo Oriente) ed è a base quadrangolare costruito in pietra
viva.
Chiesa di S. Giorgio
-
Risalente
al X - XI secolo ha perduto, a casa dei terremoti e delle
successive ricostruzioni, l'aspetto originario. Nella facciata
spiccano la lunetta, costituita da un grosso blocco calcareo
diviso in due zone semicircolari, ed un rosone ad imbuto. Sui
muri perimetrali insorgono dei conci recuperati da altre
costruzioni romaniche che riproducono, inseriti in archetti,
un pellicano, un sole ed un asino con briglie. Sul fianco
sinistro della chiesa vi è l'antico cimitero circondato da un
muricciolo. Gli ultimi restauri, iniziati nel 1978, hanno
messo in luce "tracce di affresco non estranee ala
lezione grottesca sia nella scelta del soggetto, sia nella
tecnica di esecuzione".
Chiesa di S.
Bartolomeo -
La
chiesa risale, molto probabilmente, al secolo XI ed
attualmente non è più destinata a luogo di culto.
Recentemente ha subito importanti opere di restauro che hanno
ripristinato l'originale struttura interna composta da tre
navate ad archi poggianti su semplici pilastri. La facciata
reca scolpita, nella lunetta centrale, l'immagine di San
Giovanni evangelista.
Chiesa
di s. Leonardo
Risale al XIII secolo ed ha
avuto ampliamenti nel corso del XIV secolo e restauri
successivi al terremoto del 1456; la scalinata all'ingresso
non è quella originaria poiché è stata sostituita agli
inizi del '900. L'interno è stato rifatto "in
stile" nel 1943 su progetto dell'ingegner De Vito.
"Elemento di grande interesse, inserito nella facciata
alla sinistra del portale gotico, è una monofora romanica con
rilievo in stile vegetale eseguito a traforo "
La Cattedrale
La
Cattedrale (chiesa di Santa Maria Maggiore già della
Santissima Trinità) Fu edificata per volere del feudatario
Andrea de Capoa nel 1504 e venne distrutta dal terremoto del
26 luglio 1805. Venne ricostruita tra il 1815 ed il 1829 su
progetto dell'architetto Berardino Musenga e venne riaperta al
culto nel 1829. L'atrio porticato è opera degli architetti
Sarlo e Bellini e fu costruito tra il 1855 ed il 1859.
I Misteri
A Campobasso
sono conosciuti col nome di "MISTERI"
che un tempo si allestivano e si disfacevano anno per anno,
variando di forme e di costumi, con il patrocinio di
congregazioni religiose laiche che sostenevano le spese di
allestimento. Il giorno dell’uscita dei misteri coincideva
con il Corpus Domini la maggiore
festa della cristianità istituita da papa Urbano IV nel 1264
Le
rappresentazioni avvenivano su palchi fissi o mobili con
scenografie elementari, i copioni erano in linguaggio
popolare e gli argomenti rispettavano la vita e la fantasia
delle platee di fedeli a cui si rivolgevano.
A Campobasso
come descrive Michelangelo Ziccardi e Luigi Alberto Trotta
non troviamo immagini dialogate ma "QUADRI
VIVENTI" muti che rappresentavano i momenti di vita
della chiesa, in posizioni statiche e senza dialoghi. Una
sorta di CULTURA DELLA VISIONE dove l’immagine diventa
rappresentazione del vero, attimo di cronaca, ma soprattutto
comunicazione biunivoca tra quadro vivente ed osservatore.
La parola non
serve per comunicare l’avvenimento, basta la staticità
del personaggio a comunicare al fruitore i sentimenti e il
"pathos" dell’avvenimento e a sua volta
l’osservatore comunica la sua emotività, il suo
"attimo fuggente" ai personaggi che fanno parte
del quadro vivente creando un dialogo fatto di gesti e di
sguardi.
In quelle
forme di rappresentazioni possiamo trovare addirittura forme
di teatro greco o romano e nel 400 addirittura si cerca di
canonizzare le rappresentazioni dei Misteri creando regole
per non cadere nel goffo e nel profano.
A Firenze
addirittura ci si rivolgeva a Filippo Brunelleschi impegnato
nel progetto della cupola, per studiare qualche artifizio.
Brunelleschi creò la prima macchina processionale, una
sorta di albero sui cui "rami" si appendevano le
comparse e gli attori che su quell’"ingegno"
fatto di legno e ferro si muovevano in una sorta di ballo.
Era come
passare dalle immagini statiche di un diaproiettore ad una
immagine dinamica di videotape. Angeli, madonne, diavoli
acquistavano vita in quel movimento ritmico fatto di passi
dei portatori.
In questo
clima prendono vita le processioni e con esse le
rappresentazioni sacre che rimangono il modo più immediato
di partecipazione popolare.
Nello stesso
tempo si sviluppano anche le prime fiere, i primi mercati
che in concomitanza delle rappresentazioni sacre, vedono
arrivare nei luoghi interessati maree di fedeli che al
momento religioso, uniscono il momento commerciale ed
economico. Quindi scambi di merce e di culture diverse sugli
scenari naturali delle processioni.
Non è da
sottovalutare dunque il momento socio-culturale della
processione che vede fianco a fianco popoli e persone con
usi e costumi diversi accumunati dal sentimento religioso
del Cristianesimo, che fruiscono di spazi e di percorsi
urbani del tessuto urbanistico.
La
trasformazione di quadri viventi in quadri stabili non
indecorosi o goffi, lontani da forme di irreligiosità, si
verifica a Campobasso nel 1740, data in cui la borghesia
locale suggella la sua ascesa con l’affrancamento dal
servaggio feudale.
Non solo
dunque corsa al potere ma anche affermazione di moralità. A
differenza di altre cittadine, a Campobasso i gruppi sono
ventitre formati da persone e non da statue.
In origine i
Misteri erano ventiquattro conservati nelle tre chiese che
provvedevano alla organizzazione della processione del
Corpus Domini. Sei di essi non ressero alla prova che il Di
Zinno autore degli stessi, fece con i modelli di cera da lui
creati prima di poggiarci le persone.
Paolo Saverio
Di Zinno, campobassano vissuto tra il 1718 e il 1781 di
origine contadine, studiò a Napoli a
spese dei suoi fratelli
presso la bottega di Gennaro Franzese.
Di Zinno tornato a Campobasso iniziò la sua carriera di
scultore come testimoniano numerose sculture che ancora si
trovano in numerose chiese del territorio molisano. E
persino in Dalmazia Di Zinno eredita da Napoli l’impronta
della scultura delle linee esatte ed equilibrate e vi
inserisce il suo gusto personale. Sua passione e spontaneità
derivante dai luoghi del suo Molise che lo conducono ad
alleggerire le masse e muovere le sue figure accentuandone
la spiritualità e la vita in un mero pittoricismo plastico.
Storia:
Castello
Monforte: Il maniero sorge sul roccioso colle che sovrasta
Campobasso. Se ne attribuisce la ricostruzione, nel 1459, al Conte
Nicola II dei Monforte-Gambatesa, detto Cola, su antichi
resti di origine normanna o longobarda. I muri terminano con
merli guelfi e la torre domina le catene di monti circostanti.
Il castello fu dimora di Manfredi di Svevia, Carlo I, Carlo
d’Angiò, Luigi d’Angiò, Re Federico d’Aragona. |
Vista dal Matese
500
I Misteri
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