Gli
scavi ed i ritrovamenti degli ultimi anni permettono a grandi linee
di descrivere il territorio in epoca sannitica come interessato da
una serie di tratturelli minori di collegamento con la grande
arteria del fondo valle, detta tratturo Pescasseroli - Candela (Via
Minucia) con abitati sparsi e piccoli villaggi controllati da
recinti-fortificazioni d'altura (es. Monte Saraceno, Montagna di
Gildone) ed un eguale distribuzione sparsa per comunità di piccole o
medie necropoli, talvolta poste in prossimità di piccoli santuari
campestri.
Degno
di nota il rinvenimento, già alla fine degli anni '70, di una
necropoli in località Morgia della Chiusa, in agro di Gildone, al
confine con Pesco Morelli, poi indagata con diverse campagne di
scavo tra il
1985 ed il 1987. La necropoli, già parzialmente devastata da una
cava di ghiaia, ha restituito numerose sepolture terragne con
diversi oggetti di corredo ed ascrivibile ad un periodo compreso fra
il IV ed il III sec. a.C.
Nei
pressi sono emersi anche i resti di un tempietto, databile alla fase
di abbandono della necropoli (III-II sec. a.C.) e reperti di natura
votiva quali vasetti, coppette a vernice nera, unguentari ed una
statuetta di eros alato.
Altri
siti non ancora indagati sono poi attestati un po' su tutto il
territorio con ritrovamenti di superficie in località Croce S.
Lucia, Convento, Fonte La Noce, Migliarese, Coste Crugnale, ecc...
Epoca Romana
Con
la creazione del Municipio Romano di SAEPINUM (Altilia), il
territorio di Cercemaggiore confluì nell'area di questa colonia
Romana. Da alcuni indizi e da due frammenti di iscrizione, poi
perduti, sappiamo che la nobile famiglia Sepinate dei NERATI,
peraltro già attestata nella vicina Cercepiccola, ebbe anche qui dei
possedimenti. A tal proposito il Pierro cita due frammenti di pietra
calcarea con l'indicazione "NERATIO PRISCO" e "NERATIO MARCELLO".
Alcuni
ritrovamenti si ebbero poi nell'area del Convento negli anni '50,
con la dispersione di quanto trovato, mentre i resti di una villa
rustica sono emersi in località Colle La Seta.
Resti
di fattorie di epoca romana sono in altre frazioni del territorio,
ma a tutt'oggi mancano di un adeguato studio e ricerca a tappeto.
Interessante
è invece il rinvenimento, nel 1978, durante lavori di restauro
all'interno della sacrestia del convento S. Maria della Libera, di
un'iscrizione funeraria del II sec. d.C., riutilizzata, capovolta,
per l'edificazione della Torre Campanaria nel 1503, che ricorda il
giovane Zosimo, morto all'età di 22 anni, i cui genitori,
probabilmente due liberti, infelici, ne piangono la scomparsa e ne
predispongono la sepoltura.
Il
testo dell'iscrizione è il seguente:
DIS
MANIBVS / SACRVM. / (Z)OSIMO MANLIAE /
(F)ADILLAE
DISP. / (...)L? - N? IUS MANLIVS PHILEROS /
(E)T
MANLIA MONTANA / (PA)TER ET MATER INFELICIS /
(SIM)I
ITEM ZOSIME ET SOLO / (FR)ATRI ET DIOCLES
FILIVS /
(...) IMI FECERVNT / (VIX) IT ANNIS XXII MENSI /
(BUS) VII
DIEBUS (...) XI |
Fonte di Notizie di : Stefano
Vannozzi |