I
percorsi della Fede
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FEDE
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F2
San Michele
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Sant'Angelo D'Alife © Marcello D'Andrea
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Gioia Sannitica © Marcello D'Andrea
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I Longobardi, che per anni sono stati padroni della pianura alifana,
veneravano S. Michele Arcangelo. Dei loro santuari, sparsi un po'
dovunque, sono sicuramente da visitare le due più famose grotte
dell'area, quella che si trova nell'area di Rupecanina e l'altra, a
Gioia Sannitica. Situata alle falde meridionali della collina del
Castello di Rupecanina, la grotta, ampia e molto alta, è stata
esplorata soltanto pochi anni fa. Durante la preistoria è stata
sicuramente dimora degli uomini primitivi che hanno lasciato tracce di
antichissime pitture oggi non più visibili. I Longobardi utilizzarono
questa grotta come un santuario rupestre dedicato a San Michele
Arcangelo, realizzando al suo interno, una vera e propria chiesa formata
da un tabernacolo con una volta sorretta da quattro pilastri, che
ricopre un piccolo altare in muratura, piccole nicchie che contenevano
statuette o immagini sacre e una vasca circolare che costituiva il fonte
battesimale. Sui ruderi di questa architettura rupestre vi sono tracce
di affreschi visibili sia all'interno della grotta che sull'ingresso. La
cappella antistante l'entrata è della prima metà del XVIII secolo e al
suo interno c'è una statua del santo, presentato come un guerriero
alato, che regge, nella mano sinistra, le bilance per il giudizio delle
anime e, nella destra, una spada con la quale colpisce il drago simbolo
della ribellione a Dio. |
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All'entrata
della grotta si nota, da un lato, una foro nella roccia, dall'altro
un'impronta che sembra lasciata da grosse e lunghe unghie. Da queste
immagini è nata la leggenda che narra che qui vi fu un'aspra lotta tra
il Demonio e l'Arcangelo Michele. Questi impose al Maligno di rientrare
negli abissi da cui era uscito, dandogli la dimostrazione della sua
forza forando con la sua spada, all'ingresso della grotta, la viva
roccia in tutto il suo spessore. Il Demonio volle fare altrettanto con i
suoi artigli, ma riuscì solo a graffiare la pietra e quindi, sconfitto,
sprofondò nell'Inferno per il fondo della grotta. L'Arcangelo tornò
alla sua grotta di Monte Sant'Angelo, percorrendo un lungo cammino
sotterraneo al di sotto del Matese e del Promontorio del Gargano. Da
allora si ritiene che le due grotte siano in comunicazione. Il paese di
Raviscanina va in pellegrinaggio alla grotta l'8 maggio, Sant'Angelo il
29 settembre. |
L'altra grotta dedicata a San Michele Arcangelo e risalente al periodo
longobardo, è invece posta nel territorio di Gioia Sannitica, ed è
raggiungibile attraverso un viottolo di circa 400 metri che conduce fino
al muro di cinta della cappella, posta sotto un grande arco naturale
ricoperto di lecci. La cavità prosegue sulla destra con una scala
scavata nella roccia che si ferma davanti ad un piccolo cunicolo. La
grotta contiene pregiati affreschi come quasi tutti i santuari rupestri
medievali. All'ingresso vi è un altare, ospitato nella piccola
cappella. Si racconta che, passando nei pressi della grotta, l'Arcangelo
Michele si sia fermato per poi proseguire il viaggio fino a raggiungere
il Gargano in Puglia. |
Gioia Sannitica © Marcello D'Andrea
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