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MB6 Bojano Civita

Mountain Bike

LEGATE DA UN ESILE SENTIERO

 

            L’itinerario costituisce una tappa del Sentiero Italia nel tratto molisano denominato «bretella della transumanza». Esso parte dal capoluogo naturale dell’area matesina nel nostro versante e qui conviene attardarsi prima di intraprenderne il cammino per osservarne le caratteristiche urbane. La prima considerazione che viene spontanea è che Bojano si trova in una zona pianeggiante, immediatamente a ridosso dei rilievi montani. Manca, cioè, totalmente la fascia collinare, luogo, in genere, preferito per gli insediamenti umani: per quest’aspetto costituisce un’eccezione nel panorama dei centri abitativi di questa zona che invece si collocano sulle colline che stanno in posizione intermedia tra la pianura e la montagna formando una sorta di fascia di transizione. Invece a Bojano la montagna scende a picco sulla piana venendo a costituire una presenza incombente sulla città. In una visita a questo centro oggi si avverte nettamente il rapporto, anche se solo a livello di sensazione, con il complesso montuoso retrostante; ieri il legame con il Matese coinvolgeva pure gli aspetti economici perché a Bojano vi erano una serie di attività legate allo sfruttamento dei prodotti della montagna come le segherie, la lavorazione della lana, ecc.. L’unica di queste attività che è sopravvissuta è la trasformazione del latte nei rinomati latticini. I rilievi montuosi non sono l’unico elemento della natura  percepibile a Bojano perché vi è anche l’acqua, ovvero le sorgenti del Biferno. Proprio la ricchezza d’acqua ha spinto l’uomo ad insediarsi qui fin dall’epoca pre-romana in quanto essa rappresenta un fattore indispensabile per la prosperità di un insediamento. Ancora ai nostri giorni l’acqua e quindi la natura costituisce una componente molto riconoscibile dell’agglomerato abitativo perché il Calderari è entrato a far parte dell’aspetto della città che con la sua espansione nell’ultimo secolo lo ha inglobato diventando un fatto urbano significativo alla stessa stregua della rete viaria che, anzi, esso condiziona. A condizionare la maglia stradale è pure l’impianto romano che seppure è limitato al nucleo storico ha spinto le arterie moderne ad essere, inevitabilmente, parallele ai suo cardi e decumani portando alla formazione di isolati residenziali molto regolari. Un altro elemento che ha condizionato la struttura urbanistica di questo centro è la presenza del tratturo. Si può vedere che il tratturo passando per Boiano ne diventa il suo asse principale, il quale ha i connotati di una strada «aperta», ovvero senza un inizio ed una fine, troppo lunga in rapporto alla sua larghezza, con le architetture religiose e civili (la cattedrale, il palazzo baronale, ecc.) ubicate tangenzialmente ad essa. A questa direttrice primaria si connettono perpendicolarmente con uno schema viario «ippodameo» strade secondarie che vanno da monte a valle. Boiano insieme ad Isernia e Sepino (Altilia) costituisce una eccezione nel fenomeno della transumanza perché il tratturo non attraversa mai centri urbani in quanto, puntando direttamente alle sue mete, le montagne abruzzesi da un lato e le pianure pugliesi dall’altro, non si interessa del territorio che attraversa. Per Boiano passa uno dei principali «regi tratturi», quello che da Pescasseroli in Abruzzo permetteva di condurre le greggi a Candela in Puglia mediante la transumanza e ciò perché era un centro di scambi. Così come in passato Boiano è stato un luogo di incontro, oggi questa cittadina può avere un ruolo significativo in un sistema di tragitti pedonali. Boiano è un naturale punto di snodo di itinerari escursionistici perché qui si incrociano le possibili escursioni sul tratturo con i sentieri che salgono sul Matese e perciò ha un evidente vocazione e divenire un posto-tappa primario in una rete sentieristica regionale. Tra i sentieri possibili se ne indica uno, quello che conduce a Civita Superiore, l’altro insediamento con carattere urbano posto nel territorio comunale. Civita è raggiungibile con l’auto, ma anche a piedi attraverso un sentiero che si inerpica nella parte alta dell’abitato di Boiano, la «piaggia», e che passa per la chiesetta di S. Michele nelle cui facciate sono inseriti frammenti di qualche edificio di culto di epoca sannitica. E’ interessante soffermarsi a visitare questo agglomerato edilizio che costituisce una testimonianza ancora integra di villaggio tradizionale. La presenza dell’uomo a Civita è documentata fin dal VI secolo a.C.; le tracce più consistenti risalgono però all’epoca del Longobardi che ne fecero sede di Gastaldato e poi di Contea. Anche i Normanni confermarono il ruolo di questo insediamento, accrescendo il castello. La struttura castellana di Civita è stata sempre di primaria importanza perché era attestata in posizione strategica a controllo del tratturo; essa era sia a dominio del centro abitato sottostante, Bojano, sia a cavaliere di uno dei punti più vitali  della principale via di comunicazione del passato che era il percorso tratturale. Per questa sua peculiare ragione d’essere, cioè roccaforte di livello territoriale, esso non è integrato con la città che è posta in basso. Risulta, invece, integrato con il villaggio di Civita, denominata ‘Superiore’. Qui l’agglomerato edilizio e le mura costituiscono un tutt’uno venendo a fondersi la murazione con le pareti esterne delle costruzioni: questa fusione è risolta nella Giudecca, una delle porzioni di Civita, con l’addossare alle mura urbane le stalle le quali non hanno bisogno di finestre. Il castello è il fulcro del sistema difensivo che comprende anche le tre porte delle quali si conservano i toponimi. Dunque il castello assolve a funzioni tanto di scala territoriale quanto locale essendo a protezione dell’insediamento abitato di Civita. Quest’ultimo si deve essere accresciuto nel periodo medievale quando le pianure, per il divagare delle acque dovuto all’assenza delle azioni necessarie per la loro regimentazione, si rivelarono ostili alle abitazioni spingendo i centri urbani a ritirarsi sui rilievi montuosi. Abbiamo in questo periodo lo svilupparsi di insediamenti di mezzacosta, Bojano, e di terrazzo, Civita. Questo nucleo, perciò, non può essere definito una semplice frazione, ma va considerato un vero e proprio villaggio costituito non solo da un aggregato di case e rustici, ma pure da alcuni servizi comuni come la chiesa e il cimitero. C’è pure una piazza, sicuramente di epoca più recente, creata intorno alla chiesa e alla scuola che rappresenta un tipo di piazza particolare nel panorama delle piazze molisane perché è una piazza-belvedere dalla quale si può ammirare l’intera vallata dell’alto corso del Biferno. Di certo, comunque, a Civita convivono connotati urbani insieme a caratteristiche spiccatamente rurali dell’agglomerato. Tra questi vi è l’assenza di abitazioni plurifamiliari che, in genere, rivelano la forza centripeta esercitata dagli autentici nuclei urbani. Si ha poi l’assenza di compattezza dell’agglomerato abitativo perché esso ha una densità molto rada con gli orti che stanno dentro il villaggio. A differenza di tutti gli altri paesi molisani nei quali la campagna è difficilmente visibile all'interno dei nuclei abitati, qui gli orti sono ricompresi nelle mura e non fuori, come avviene solitamente, e ciò, tralaltro conferma l'immagine di Civita come quella di un luogo fortificato, chiuso verso l'esterno. Un carattere urbano è quello della distinzione tra la zona delle abitazioni, che si concentrano per lo più nella contrada chiamata S. Giovanni, e quella delle stalle e dei fienili che invece stanno in via Giudecca. La Giudecca è forse la parte più pittoresca, non solo per il nome, ma anche perché è stata quasi del tutto abbandonata, da quando le stalle, per la crisi e l'evoluzione della pastorizia, sono inutilizzate. Oggi, in verità, è in corso qualche intervento di riattazione a scopo abitativo che, però, sta provocando un logoramento continuo delle mura, che poi sono le pareti esterne delle vecchie stalle, per aprirvi qualche finestra necessaria per la nuova destinazione. Le principali cause del degrado dell'antico tessuto edilizio a Civita non sono, però, sicuramente, quelle degli usi impropri, ma quelle dell'abbandono. Qui si è sentito maggiormente l'effetto dell'emigrazione che ha colpito nei decenni passati la nostra regione, trattandosi di un insediamento in quota. Quindi, se è lo spopolamento che ha permesso la conservazione dei caratteri originari, esso però è, nello stesso tempo, la causa dell'assenza di manutenzione. I segni più evidenti dell'abbandono si scorgono nel castello i cui paramenti murari si stanno sgretolando richiedendo continui interventi di consolidamento da parte della Soprintendenza.

 

 

di Francesco Manfredi  

 

 



Bojano


Resti A Bojano


Bojano e i Campanili


Vie di Bojano



Fontanella della Madonna e P. PIO


Corso Umberto " Tratturo"


Latticini

 
Salita Piaggia


Chiesa S. Michele


Via per Civita


Via per Civita
 
Civita


Civita


Castello

 


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