Il castello di Roccamandolfi sorge a 1080 m.
di altitudine , si trova sulle pendici settentrionali del
massiccio del Matese , naturale baluardo tra le pianure della
Campania ed il Molise.
Pare che la scelta del sito sia stata
determinata dal controllo che poteva esercitarsi su uno dei
percorsi alternativi che da Isernia , attraverso Longano ,
conducono all’alta valle del Biferno e quindi alle Puglie .
Il castello occupa la parte superiore del
monte che sovrasta l’abitato e che su due lati degrada con forte
pendenza verso valle , sugli altri lati la parete rocciosa è quasi
a picco sul torrente Torrione che scorre nel fondo di un vallo
naturale invalicabile . E’raggiungibile attraverso un sentiero a
mezza costa che diventa una rampa nella parte finale .
Dalle ricerche fatte da G. De Benedittis e
L.Marino , si può ipotizzare che per l’impianto del castello siano
stati fatti lavori di adattamento al terreno , con lo scavo di
gradoni di alloggiamento delle murature , e consistenti riporti di
terra all’interno , dove in più punti affiorano rocce .
Tutto il rudere risulta cimato , presentando
in più punti chiare tracce di sistematica demolizione .Gli
spessori dei muri di cinta variano da 55cm. Ad oltre in metro e
mezzo . Sui lati più scoscesi del monte le murature sono verticali
, sugli altri , naturalmente meno difendibili , il muro è
articolato con tratti rettilinei e torri sporgenti. Di queste due
sono circolari , quelle poste agli estremi occidentali ed
orientali , le altre sono semicircolari . Sulle murature , sia nei
tratti rettilinei che in quelli delle torri , sopravvivono tracce
di fori circolari e di buche pontate di vario diametro con
profondità corrispondenti a tutto lo spessore del muro stesso .
In tali fori molto probabilmente venivano
introdotte barre di legno , a mò di impalcatura , durante la
costruzione . Le poche tracce superstiti testimoniano , inoltre ,
una apertura di difesa sul lato orientale e feritoie di
fiancheggiamento verso sud , lato della rampa d’accesso .
Datare l’origine del castello non è facile in
quanto non si hanno sufficienti fonti di documentazione. Il
toponimo ”Rocca Maginulfi “sicuramente si riferisce ad epoca
Longobarda , più precisamente alla metà del X sec. , periodo in
cui il fenomeno dell’incastellamento fu al suo apice nella nostra
regione . I dati cronologici , confortati dalle fonti , danno il
castello in vita nel 1195 , quando vi trovò rifugio Ruggero ,
Conte di Molise . Ruggero nella lotta per la successione al trono
dell’Italia Meridionale , inizialmente si era schierato dalla
parte dell’Iperatore EnricoVI , che lo rivendicava come marito di
Costanza D’Altavilla che si batteva contro Tancredi acclamato re
dai Normanni nel 1190. Quando l’Imperatore fece ritorno in
Germania Ruggero , per salvare i suoi interessi , ritenne
opportuno allearsi con Tancredi . La ritorsione non si fece
attendere : gli spedì contro i suoi generali Bertoldo di Kunsberg
, Diopoldo e Corrado di Lutzelinhart , che lo costrinsero , a
ritirarsi nel castello di “Rocca Maginulfi “ ove rimase fino
all’anno successivo.La Rocca fu devastata nel 1223 ad opera di
Federico II di Svevia che dopo aver inutilmente guidato
personalmente l’attacco per stanarvi Tommaso di Celano , Conte di
Molise che gli si era ribellato , ordinò di smantellarlo quando
Tommaso fuggi in Marsica , lasciando nel castello la moglie
Giuditta che alla fine si arrese al Conte di Acerra.
Secondo le attuali fonti a disposizione , il
castello venne distrutto intorno al 1270 con conseguente abbandono
dell’area da parte degli abitanti obbligati a trasferirsi al
Casale sottostante , forse il “Casale Buctonis “, presso
Cantalupo . L’episodio che portò all’abbandono del borgo sorto ai
piedi del castello è legato alla persecuzione di un gruppo di
eretici Catari da parte di Carlo II D’Angiò , che ricercava un
buon rapporto con la chiesa . Gli eretici furono trasferiti a
Capua e Rocca Maginulfi affidata a Tommaso di Eboli .
Il rudere del castello di Roccamandolfi rappresenta uno dei più
interessanti manufatti mediovali fortificati del Molise ,
certamente degno di considerazione e di un’accorta opera di tutela
e di recupero iniziata , peraltro nell’autunno del 1995dalla
Soprintendenza Archeologica del Molise .
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