Matese, da Mathesium, è un toponimo probabilmente in uso già in
età preromana, considerata la grande importanza economica e di
difesa che il massiccio aveva prima dell'occupazione da parte dei
Romani i quali lo chiamarono anche Tifernus Mons. Il Massiccio del
Matese occupa una superficie di oltre 1000 chilometri quadrati; è
compreso tra le regioni Campania a sud-ovest, Molise a nord-est; è
delimitato, nel suo complesso, dai fiumi Volturno, Biferno,
Tammaro e Calore che gli scorrono attorno, racchiudendolo.
Matese, da Mathesium, è
un toponimo quasi certamente in uso già in età Sannita,
considerata la grande spicco economica e di difesa che
aveva prima dell'occupazione da parte dei Romani i quali lo
chiamarono anche Tifernus Mons.
Il Massiccio del Matese
, le più alte cime sono Monte Miletto (m.2050), La Gallinola
(m1923), Monte Mutria (m.1823); è sorretto da contrafforti
imponenti, scoscesi sul versante Campano, declivi su quello
Molisano; è descritto da una sequenza di vallate a scalare verso i
due versanti,vergenti da sud-est verso nord-ovest.
L’assetto globale e il modellamento del massiccio sono
regolati sia da fattori tettonici, sia dalla costanza della
litologia , rappresentata essenzialmente da facies calcaree
stratificate anche in grosse bancate superanti spesso i due metri
di spessore, sia dagli effetti dell’incessante erosione.
L’alta solubilità dei
carbonati determina una fitta rete di cavità ipogee, specialmente
in corrispondenza di piani di fratturazione e di stratificazione.
Dall’ epigeo all’ ipogeo si
identificano solcature separate da sottili creste aguzze , docce,
piccole cavità a fondo piatto, doline in formazione, canyons
carsici, piccole polye con versanti ripidi, inghiottitoi,
gallerie, pozzi, grotte, cavità di sbocco.
La natura carsica del
massiccio produce in genere una scarsa idrografia di superficie,
specialmente nel versante molisano.
Lo scorrimento superficiale
dell’acqua meteorica, infatti, è minima a causa della sua
penetrazione nel reticolo delle fessure con stillicidio nelle
escavazioni sottostanti fino alla falda freatica.
La dissoluzione dei carbonati
, inoltre, genera una escavazione dei calcari in caratteristiche
grotte , cuniculi e gallerie lunghe anche chilometri, di grande
interesse speleologico, come si evince dalle innumerevoli
esplorazioni effettuate negli anni scorsi da Associazioni
Speleologiche .
Per tutta la sua lunghezza, da
est ad ovest, il Matese si presenta grandioso in una alternanza di
creste dentellate e dirupi inaccessibili, di lunghi pianalti ,
profonde valli e balze che rompono la china dei monti, di gole
strette a pareti verticali e bastioni imponenti, di monoliti
enormi e ammassi di detrito roccioso, di selve rigogliose e prati
smaglianti di colori, di nevi immacolate e di acque scroscianti
giù per i pendii in innumerevoli limpide cascatelle.
Da migliaia di anni piante e
animali vivono qui colonizzando una grande varietà di ambienti.
Il lupo, il cinghiale, la
volpe, la lepre, il gatto selvatico, la poiana, il falco, il gufo,
tanto per citarne alcuni, sono gli animali singolari dei nostri
monti.
La genzianella, i
profumatissimi ‘serpillo’ e ‘non ti scordar di me’, i crochi
variopinti, il ginepro, il faggio, il castagno ed altre piante
sono qui di casa.
Il Matese è cosi’ spettacolare da poter donare ad ogni visitatore
un fervore e un sentimento diverso.
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