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La Casa di Ricovero “SS. Cuori di Gesù e Maria”  Boiano

dalle origini ai nostri giorni  

 

             6 febbraio 1951/6 febbraio 2001

1951 Prima foto ufficiale della Casa di Riposo. Antonio Nuzzi davanti la prima sede della Casa di Ricovero in via E. Ponzio  

Mamma, se un bisognoso bussasse alla tua porta....

La Casa di Riposo di Boiano, dalle origini ai nostri giorni

  Romano Antonio    Alessio Papa 

Fotografie :

Archivio Casa di Riposo

Foto Ferri

 

 

 

 

   

Introduzione

 

L’idea  di un testo legato all’evento del 50° anniversario della nascita della Casa di Ricovero “SS. Cuori di Gesù e Maria”, è scaturita dalla necessità di stimolare e facilitare una riflessione sul significato che promana dall’Istituzione fondata da don Antonio Nuzzi il 6 febbraio 1951. Invero lo stesso don Antonio a più riprese ha espresso il desiderio di voler mettere mano alla stesura di un libro, cosa resa impossibile dai suoi innumerevoli impegni. Siamo certi che in un prossimo futuro sarà proprio il fondatore a riprendere con maggiore profondità l’iniziativa. Oggi, senza pretendere di presentare un opera di grande valore letterario, ci proponiamo unicamente di sollecitare l’attenzione del lettore fissando alcuni aspetti peculiari. E’ da premettere che il testo è stato redatto ricorrendo ad uno stile sobrio, semplice ed essenziale e questo in linea con lo spirito fondamentale della Istituzione, nata per esaltare l’amore agli ultimi, ai soli, agli abbandonati. Sono almeno tre le dimensioni nelle quali è possibile disaggregare il valore della benemerita Istituzione : la dimensione morale, la dimensione ecclesiale, la dimensione organizzativa aziendale. Per descrivere queste tre caratteristiche il testo raccoglie il racconto di storie autentiche che riguardano eventi e persone. Si è cercato in primo luogo di evidenziare l’aspetto morale di Ente sorto per assistere sul piano morale e materiale persone comunque bisognose di aiuto.  La dimensione ecclesiale traspare come filo conduttore che ha accompagnato tutto il cammino e il percorso dell’Opera. E questo non solo perché la Casa di Ricovero è stata fondata da un sacerdote, e riconosciuta ufficialemnte dall’Ordinario Diocesano, con esplicito decreto, ovvero perché ogni giorno viene celebrata la S. Messa e viene dato adeguato risalto al momento della preghiera, ma fondamentalmente perché la storia di essa è una storia dove il messaggio evangelico si è concretizzato. Non va sminuita peraltro la dimensione organizzativa aziendale. Intervengono al riguardo i complessi aspetti legati alla necessità di assicurare l’erogazione di servizi di assistenza in presenza di oggettive difficoltà nel reperire, a costi sostenibili, le risorse finanziarie. Anche la Casa di Ricovero è una azienda, ancorchè senza scopo di lucro, che tuttavia deve polarizzare la propria attenzione alle regole gestionali, agli aspetti organizzativi, all’uso effficiente delle risorse. Non è semplice infatti coniugare il concetto dell’efficienza con i principi dell’intervernto sociale, che implica la finalizzazione dell’impegno alle persone in difficoltà, il disinteresse, la condivisione. Si può affermare che l’esperienza concreta dell’Ente è una dimostrazione di come è possibile porre al servizio di un’idea di solidarietà concetti quali la responsabilità, l’innovatività, la ricerca dell’efficienza e dell’efficacia proprie dell’agire imprenditoriale. L’avvenimento del 50° anniversario della Casa di Ricovero proietta l’Istituzione nel terzo millennio. A tal proposito è utile concludere questa introduzione con le parole del Santo Padre Giovanni Paolo II contenute nella lettera apostolica “Novo millennio ineunte” del 6 gennaio 2001. In essa il Papa raccomanda un impegno speciale per il rispetto della vita di ogni essere umano, ed auspica che il tempo che si apre porti con sè una più forte dedizione ai poveri. La Casa di Ricovero è pronta ad accogliere questo messaggio, icarnato già nell’oggi. E’ pronta soprattutto per trasmettere alle generazioni future l’invito a far crescere e sviluppare quel seme di carità, già tanto fecondo, e di cui il testo è soltanto una piccolissima testimonianza. Buona e proficua lettura.

 

Gli Autori.

 

Mamma, se un bisognoso bussasse alla tua porta....

La Casa di Riposo di Boiano, dalle origini ai nostri giorni

 

1956 Nicola Evangelista e Giuseppe Iannetta fra i primissimi ospiti della Casa

   

(Messaggio di Mons. Dini )

 

Sommario

 

Presentazione

Parte prima : La storia

Le tappe fondamentali

6 febbraio 1951 : nasce l’Opera

La prima vera casa

La Casa famiglia Mamma Lucia

6 febbraio 1976 : 25° anniversario

31 gennaio 1999 : è pronta la nuova sede

6 febbraio 2001 : 50° anniversario

 

Parte seconda : vita dell’Opera

Gli ospiti

I collaboratori

La Casa e la solidarietà

Le nuove iniziative

Antonio Nuzzi : uomo della Provvidenza

Appendice

Fotografie, documenti, statuto,

 

 

Parte prima : La storia

Le tappe fondamentali

 

Se il Signore non costruisce la casa invano si affaticano i costruttori (Salmo126)

 

6 febbraio 1951   : Don Antonio Nuzzi fonda la Casa di riposo per anziani;

25 marzo 1955    : Con Decreto  n. 121/55 la Casa diviene un Ente Ecclesiastico;

22 maggio 1963 : La Casa diviene un Ente Morale Riconosciuto, con Personalità giuridica;

29 novembre 1964 : Si riunisce per la prima volta il Consiglio di Ammininistrazione;

6 febbraio 1976   : Ricorre il 25° anniversario della Casa;

21 giugno 1994   : Si ottiene il rilascio della Concessione edilizia per la              fabbricazione della nuova sede di loc. Terre Longhe;

31 gennaio 1999 : Avviene il trasferimento presso la sede di località Terre Longhe;

6 febbraio 2001   : Ricorre il 50° anniversario della Casa.

6 febbraio 1951: nasce l’Opera  

(Mamma, se un bisognoso bussasse alla tua porta….)  

Il 7 agosto 1949, Antonio Nuzzi viene ordinato sacerdote. La giovinezza del parroco e le sue prime esperienze pastorali sono caratterizzate  da un paesaggio e da  una realtà dominate dalla miseria. Il periodo è quello del primo dopoguerra, manca l’elettricità e l’acqua corrente, le strade non sono asfaltate, qualche edificio ancora porta i segni evidenti dei bombardamenti e i generi di prima necessità scarseggiano. Gli anziani ed i bambini sono quelli che più soffrono per la durezza dei tempi. Dalla borgata di Civita, dove don Antonio svolge il ministero di parroco, scendendo a Boiano, la situazione non migliora di molto. Molti anziani tirano avanti in condizione di solitudine e di abbandono, vivendo di stenti e di tribolazioni.  
 “Come posso aiutare queste persone?” si domanda sempre più spesso il giovane parroco.  Nei piani misericordiosi della divina predestinazione già da tempo si delineava in don Antonio Nuzzi il fondatore di una Casa per anziani e bisognosi.  Fu certo nelle prolungate ore di meditazione e di preghiera che sorse e si alimentò in lui l’ideale di fondare una Casa di riposo per anziani. La divina Provvidenza dispose amabilmente gli eventi ed aprì le vie per la realizzazione. La necessità di passare all’azione diviene con il passare dei giorni sempre più evidente e pressante, ed il giovane parroco, confortato dalla preghiera, scioglie gli indugi. Don Antonio cerca sostegno e conforto  presso la sua cara mamma, Lucia. La madre messa al corrente del desiderio del figlio, inizialmente mostra qualche perplessità e qualche  preoccupazione ma bastano poche parole di don Antonio a sciogliere ogni riserva. “Se un bisognoso bussasse alla tua porta, cosa faresti mamma?” chiese don Antonio a sua madre; “Certamente farei il possibile per aiutarlo” rispose la madre; “allora pensa che quel bisognoso sia io che vengo a chiederti aiuto” riprese don Antonio. Queste poche parole convinsero mamma Lucia sempre premurosa ed affettuosa verso  il figlio e sempre docile agli impulsi della grazia divina.  



Don Antonio Nuzzi

 



Suor Patrizia prima superiore


Con la benedizione della mamma, ed anche con il suo aiuto economico, don Antonio inizia a dedicarsi al suo progetto. Mons.  Alberto Carinci, vescovo della diocesi, è molto contento dell’idea del giovane parroco e lo esorta a proseguire senza esitazioni. Don Antonio non vuole dare solo un tetto ed un pasto caldo agli anziani, ma anche e soprattutto vuole dargli un po’ di calore umano, vuole che si sentano amati e rispettati. La casa degli anziani insomma  deve avere come pietra angolare il Vangelo Vivo. Per far questo è indispensabile la presenza di qualche suora caritatevole, oltre che del sacerdote. Don Antonio è colpito dal carisma delle suore di una giovane congregazione, operante da qualche tempo anche a Boiano,  le Discepole di Gesù Eucaristico, congregazione fondata da uno zelante Raffaello Delle Nocche, Vescovo di Tricarico. Il colloquio con la madre generale della congregazione delle Discepole, suor Maria Machina, suggella una collaborazione tra la Congregazione e la costituenda Casa di riposo prodiga di frutti spirituali. La Madre colpita dall’entusiasmo e dallo zelo evangelico del giovane Antonio Nuzzi, dopo aver meditato a lungo nella preghiera, ritenuto il carisma delle Discepole compatibile con la cura degli anziani della Casa di riposo, manda le prime tre suore presso la Casa degli anziani di Boiano. Suor Patrizia Buzzelli, prima superiora della Casa di riposo, e  suor Marianna, seguite poi da suor Battista, sono le pioniere dell’apostolato delle Discepole fra gli anziani, ed iniziano con entusiasmo ad occuparsi della Casa fondata da don Antonio. Il seme è gettato, bisogna ora farlo germogliare; la mano esperta e agile dell’agricoltore vi contribuisce efficacemente,e la messe si prospetta abbondante e vigorosa.  



Don Antonio Nuzzi con sua mamma 

 

La prima vera Casa

..mai trasferimento  fu più atteso  e ben accolto di questo.

La prima sede della Casa di Riposo fu una casa in via Erennio Ponzio, in pieno centro storico di Boiano presa in fitto dalla famiglia Roccio. La prima Casa degli anziani dispone soltanto di otto camere  ed accoglie appena cinque vecchietti e tre suore. L’arredo e le suppellettili sono rimediati dalla pietà popolare ma sono sufficienti per dare un alloggio povero eppure decoroso ai primi ospiti. Per quasi cinque anni quell’angusta casa è stata l’abitazione di pochi anziani che ritrovano così il calore di una famiglia. La necessità di avere più spazio a disposizione e poter così ospitare un maggior numero di persone, diviene con  il trascorrere dei giorni sempre più pressante. Man mano che passa il tempo infatti aumentano sempre più le domande di ricovero, alcune sono vere e proprie richieste di aiuto da parte di persone abbandonate nella miseria. Queste esigenze spingono il parroco alla ricerca di una nuova sede. Nel 1955 gli anziani e le suore si trasferiscono in via Biferno affittando la casa di don Domenico Romano. Gli spazi a disposizione degli anziani sono molto più ampi e confortevoli, e la famiglia inizia ad aumentare in numero arrivando ad ospitare circa 15 ospiti. Il secondo trasferimento è più doloroso  ed è dovuto a circostanze contingenti. Il proprietario, don Domenico Romano,

per diversi motivi, non può più ospitare la Casa di Riposo presso la propria abitazione; ciò costringe don Antonio alla ricerca di una nuova sede, ricerca che si rivela piuttosto problematica e difficoltosa. Il trasferimento infatti deve avvenire entro un lasso di tempo piuttosto esiguo. Don Antonio non riesce a trovare nessuna soluzione, neanche provvisoria, nonostante l’assiduo ricorso alla preghiera. Un giorno mentre passeggia pensieroso e preoccupato nel cortile, proprio poco prima di aver invocato l’aiuto dei Santissimi cuori di Gesù e Maria, ai quali aveva intestato l’Opera (inizialmente denominata Casa di riposo S. Bartolomeo), riceve la visita di don Pasquale Prioriello, parroco del Castellone, borgata della periferia di Boiano. “Antonio come mai sei così pensieroso? Hai qualche problema? Posso fare qualcosa per aiutarti?”, gli chiede don Pasquale; “Veramente avrei un problema e non riesco a trovarne la soluzione ma non penso che tu possa aiutarmi” risponde don Antonio. Solo dopo alcune insistenze don Antonio espone le sue preoccupazioni e don Pasquale risponde “E ti preoccupi per così poco, perché non vi trasferite al Castellone alla casa parrocchiale?” E’ questa un’ulteriore conferma che laddove le forze umane non arrivano, il Soccorso divino fa la sua parte. E così gli anziani e le suore raccolte le proprie cose e qualche suppellettile si trasferiscono presso la casa parrocchiale di Castellone, terza sede dell’Opera. Il continuo pellegrinaggio tra le varie case prese in affitto, spesso inadeguate, piccole e arredate con mezzi di fortuna, con tutti i disagi connessi ai trasferimenti,  fa  maturare in don Antonio l’idea di acquistare una Casa per gli anziani. Don Antonio vuole insomma una casa che sia la vera Casa degli anziani, una casa abbastanza confortevole e  che rimanga la sede definitiva dell’Opera. La mancanza di mezzi non spaventa certo don Antonio, sempre fiducioso nell’aiuto divino.  La Provvidenza dispone gli avvenimenti spianando la strada al progetto di don Antonio con il lascito del sig. Guastaferri Antonio, che con testamento olografo costituisce la Casa di Ricovero “SS. Cuori di Gesù e Maria” erede di tutti i suoi beni, mobiliari ed immobiliari. E’ il momento giusto per costruire la prima vera Casa degli anziani. Mons. Carinci con decreto n.121 del 25 marzo 1955 erige la Casa di Ricovero “SS. Cuori di Gesù e Maria” in Ente Ecclesiastico e concede a don Antonio alcuni locali adiacenti la vecchia sede vescovile, trasferitasi ormai a Campobasso per iniziativa di Mons. Alberto Romita. L’esilio presso la casa parrocchiale di Castellone dura meno del previsto, addirittura meno di un anno. Nel 1957 gli anziani hanno infatti la loro prima vera Casa, e mai trasferimento fu più atteso e ben accolto di questo. La prima vera Casa degli anziani, è quindi la Casa di largo Episcopio, quarta sede dell’Opera fondata da don Antonio Nuzzi. Inizialmente anche la Casa di largo Episcopio non è molto ampia, dispone di poche stanze e di un salone comune piuttosto angusto, ma ha un meraviglioso cortile e tanto spazio per edificare altri locali. In questi spazi, inizialmente furono allevati anche alcuni aimali : maiali, conigli e qualche gallina. Grazie a lasciti e oblazioni varie che accompagnano la Casa sin dalla sua fondazione, don Antonio può mettere mano all’aratro e  fare della Casa di largo Episcopio una sede moderna ed efficiente, costruendo nel giro di un paio di lustri un intero nuovo reparto della Casa, un salone comune di oltre 100 metri quadrati, una cappella, sistemando inoltre il cortile e molti altri locali annessi a pertinenza. Questa realizzazione si avvalse delle poche risorse, frutto di lasciti, offerte di ospiti, del sostegno di mamma Lucia e della famiglia Nuzzi, gli oboli della gente, la collaborazione di persone quali : la ditta Giovanni Colalillo,  il falegname Giovanni Lopa, il geom. Emilio Sisto, i muratori Michele Del Riccio e Antonio Romano, e tanti altri. Questa Casa, la prima vera Casa, ha ospitato, per 41 anni, tantissimi anziani, dando assistenza, amore e conforto a tante persone sole e bisognose anche di paesi del circondario.   

 


 








 


La Casa Famiglia “Mamma Lucia”

I più piccoli a Natale mettono la letterina sotto il piatto di don Antonio

Don Antonio Nuzzi, sin dagli albori della sua vocazione ha nutrito un affetto particolare per i giovani, specialmente per quelli con situazioni familiari precarie e problematiche. Molto attento e disponibile, ha saputo attirare i fanciulli con la sua semplicità e con la sua profonda bontà. Tutti i giovani, anche quelli di altre parrocchie, o quelli lontani dalla Chiesa e da Dio, hanno trovato in don Antonio un interlocutore attento ed un amico sincero. Le concrete esigenze di alcuni giovani boianesi con situazioni familiari difficili spingono don Antonio a prendere in considerazione l’idea di creare una Casa Famiglia che si prenda cura di loro e li segua negli studi fino al compimento della maggiore età. Nel novembre del 1971 un primo gruppetto di ragazzi e ragazze viene accolto in un’ala dell’ex Episcopio. Considerati i buoni risultati conseguiti nell’assistenza prestata ai minori, attraverso l’esperimento iniziato nel novembre del 1971, con delibera del Consiglio di Amministrazione, n° 27  del 2 settembre 1974, viene ufficialmente fondata la sezione speciale per l’assistenza ai minori, la Casa famiglia “Mamma Lucia”. La Casa famiglia viene creata in base al disposto dell’art. 3 dello statuto dell’Ente il quale prevede la possibilità dell’istituzione di una sezione speciale, quando l’ampiezza dei locali e la sufficienza dei mezzi lo consentano,

sezione da tenere completamente separata da quella per gli anziani e regolata da apposito statuto. L’obiettivo fondamentale che don Antonio vuole perseguire tramite la Casa Famiglia, è quello di accogliere in un ambiente, che riproduca per quanto è possibile, quello familiare i minori rimasti privi di genitori o di una adeguata assistenza familiare. La Casa Famiglia Mamma Lucia, vuole essere insomma una vera e propria famiglia per loro. A tal fine don Antonio chiama un gruppo di famiglie e di collaboratori, che con il loro servizio ed il loro esempio possano riprodurre un vero clima familiare. La scelta del nome è molto significativa,  “Mamma Lucia”; ancora una volta, don Antonio trova nelle sua mamma la spinta, la forza, il sostegno per iniziare una nuova storia di amore verso il prossimo. L’Istituto ha sede in un’ala dell’ex Episcopio di Boiano, ceduta in uso perpetuo alla Casa di Ricovero da Mons. Alberto Carinci, con documento del 24/03/1972. Per consentire all’Opera di assumere la fisionomia di una famiglia, il numero degli assistiti è piuttosto ristretto : circa una ventina sono i ragazzi ospitati dalla Casa Famiglia. Don Antonio nutre molta premura per la sorte dei suoi ragazzi e cerca di essere per loro un padre attento e affettuoso. Li segue, li incoraggia, li forma alla vita con ammonimenti e consigli. Molto spesso la domenica li porta a fare delle piccole escursioni : al mare nel periodo estivo, a Campitello, a sciare, nel periodo invernale. I ragazzi vivono in una Casa che sentono come la propria casa; al mattino fanno colazione, si recano a scuola, poi pranzano insieme, giocano nel cortile e fanno i compiti nel salone comune sotto lo sguardo attento dei collaboratori della Casa. I ragazzi vedono in don Antonio una figura paterna di sicuro affidamento. I più piccoli, il giorno di Natale mettono la letterina sotto il piatto di don Antonio, come se fosse il loro vero padre. Nell’arco di un decennio tutti i ragazzi raggiugono la maturità, completano gli studi e si inseriscono nel mondo del lavoro. La Casa Famiglia ha raggiunto il suo grande obiettivo. I successivi incarichi pastorali di don Antonio, non consentono, purtroppo, una ripetizione dell’esperienza e con delibera del Consiglio di Amministrazione n. 60 del 5 dicembre 1981 viene sancita la chiusura  della Casa Famiglia “Mamma Lucia”. Quale sarebbe stato il destino di tutti quei giovani se don Antonio non si fosse occupato di loro? Difficile saperlo; sicuramente l’affetto di un padre quale è stato don Antonio per i suoi ragazzi, ha notevolmente aiutato tanti giovani a costruirsi un futuro, ritrovando una speranza di vita.

 

Il 25° anniversario

Questa Casa è opera della Provvidenza (Mons. A. Carinci)

Ogni anno il 6 febbraio viene celebrata una messa di ringraziamento in occasione dell’anniversario della fondazione della Casa. Il 6 febbraio 1976 è un giorno particolare, l’Opera infatti compie 25 anni di vita. L’evento viene festeggiato adeguatamente con una solenne celebrazione Eucaristica presenziata da tre alti prelati, Mons. Carinci vescovo emerito della diocesi Campobasso-Boiano, Mons. D’Antonio vescovo della diocesi Campobassso-Boiano, Mons. Santoro vescovo di Termoli, e  da tutto il clero della forania. La celebrazione si svolge nella chiesa dei “ SS. Erasmo e Martino” gremita di fedeli. Nell’omelia Mons. Carinci, molto vicino e partecipe all’Opera, evidenzia il ruolo della divina Provvidenza nella realizzazione di un progetto che le sole forze umane non sarebbero riuscite a realizzare. Dopo la messa i sacerdoti e i vescovi si sono recati in visita agli anziani della Casa di Riposo trattenendosi a lungo con essi. Un pranzo prelibato è stato servito a tutti i prelati e agli anziani in un clima di sentita fraternità. Il pomeriggio e la serata sono stati caratterizzati da un momento di festa e di allegria animato dai canti e dalle musiche dei ragazzi del gruppo parrocchiale di S. Erasmo. A ricordo dello storico avvenimento è stata posta una targa in marmo benedetta da Mons. Carinci.  

 

 

31 gennaio 1999 : è pronta la nuova sede.    

Dopo 41 anni anche la sede di largo Episcopio va in pensione.

 

 

Con gli inizi degli anni novanta, al fine di far fronte alle accresciute richieste di ospitalità e di migliorare la qualità dell’assistenza offerta, si è posta  l’esigenza di un ultimo trasferimento.  Ritenuto più vantaggioso ed economicamente conveniente costruire un nuovo fabbricato rispetto al riattamento dell’edificio di largo Episcopio, la Casa di Riposo ha elaborato un progetto generale per la costruzione della nuova sede. Con delibera n. 77 del 26 dicembre 1987 è stata affidata la progettazione del fabbricato della futura sede all’Ing. GianMaurizio De Fabritiis. Per tale progetto, approvato dagli organi competenti, la Casa di Riposo ha ottenuto la concessione edilizia n° 29 del 21 giugno 1994 e ha iniziato i lavori relativi al primo stralcio funzionale. Il progetto generale prevede la costruzione in Boiano in località Terre Longhe di un edificio su quattro piani inserito in un ampio parco. Il piano seminterrato è destinato al parcheggio coperto e ad alcuni dei servizi : lavanderia, stireria, guardaroba, ambulatorio, palestra, auditorium e depositi. Il piano rialzato prevede gli uffici, la cappella, l’atrio, il ristorante, le cucine e parte delle camere. Il piano primo è destinato alle camere, all’appartamento per il

  personale e alla sala di lettura o soggiorno. Il piano secondo è destinato alle camere. Tutto il fabbricato è fornito di spazi aperti quali terrazzi, balconi e verande per il soggiorno, ed è stato progettato tenendo in particolare conto la necessità di eliminare le barriere architettoniche e rendere gli ambienti accessibili anche ai portatori di handicap. Molte sono le avversità e le traversie che bisogna affrontare per giungere all’edificazione della nuova sede, dalla scelta del sito al rilascio del nulla osta per edificare, dall’avvio della gara di appalto ai lavori in economia, ma alla fine tutto si risolve per il meglio. Preziosa in tal senso è stata la collaborazione dell’avv. Sandro Pelillo di Teramo, amico di don Antonio Nuzzi. Il 31 gennaio 1999 con il completamento del 1° lotto funzionale la Casa di Riposo si è trasferita presso il nuovo edificio di località Terre Longhe, quinta ed ultima sede dell’Opera. La sede di largo Episcopio che per circa quarantuno anni ha ospitato gli anziani, tra qualche rimpianto è andata anch’essa in pensione. La progettazione, l’acquisto del terreno, la realizzazione strutturale e il completamento del 1° lotto funzionale sono stati possibili grazie agli accantonamenti di risorse finanziarie interne ottenute con l’oculata gestione. Quindi i primi finanziatori della nuova sede sono stati gli ospiti stessi che hanno detto : “Diamoci da noi una nuova casa!”. Successivamente sono intervenute le offerte della gente, alcuni contributi pubblici e gli introiti di iniziative di carità.  Certo la nuova opera è stata possibile anche grazie alla disponibilità e alla professionalità delle ditte e dei fornitori intervenuti : la ditta Gamma Costruzioni, la ditta Spinosa Costruzioni, la ditta Mario Romano, la ditta Giovanni Colalillo e figli, la ditta Caccavelli, la ditta Bernardo, la ditta Di Paola & Di Petta, la ditta Munno Donato, la ditta Ferritti Enzo, la ditta Priolo Mario, la ditta Metalcostruzioni, la ditta Di Maria Giuseppe, la ditta Brunetti Renato, la ditta Edilvibro, la ditta Tramontano Lorenzo, la ditta I.C. Conglomerati, la ditta Siefic, la ditta I.CA.M., la ditta Laterlite, la ditta  Vespoli Donato, la ditta Di Marzo Antonio, la ditta La casa agricola, la ditta La Casa del linoleum, il direttore dei lavori Ing. De Fabritiis e tante altre ditte.  

 


Benedizione della prima pietra 


Posa e dimora della prima pietra


L'Ing. Gian Maurizio De Fabritiis progettista e direttore dei lavori della nuova casa di riposo


Nuova casa SS Cuore di Gesù


 

Il 6 febbraio 2001 : 50° anniversario

 

E’ nel Vangelo di Cristo che bisogna rileggere la storia della Casa (A. Nuzzi)

 

Il 6 febbraio del 2001 la Casa di Ricovero “SS. Cuori di Gesù e Maria” ha conseguito lo storico traguardo dei suoi  primi  cinquanta anni di vita. L’evento ha in sè qualcosa di grandioso e di eccezionale ed è stato ricordato con una solenne celebrazione Eucaristica presso l’Antica Cattedrale di Boiano. La celebrazione, assistita da una composta folla di fedeli, è stata presenziata da Mons. Antonio Nuzzi; i ragazzi del coro di voci bianche “Z. Kodaly” diretti dalla prof.ssa Linda Cinque hanno animato la liturgia. Il Vescovo della diocesi di Campobasso-Boiano, Mons. Armando Dini, assente, perché   impegnato fuori regione pe un importante impegno  pastorale , ha inviato un sentito messaggio di auguri e di ringraziamento a Mons. Nuzzi. “Carissimo mons. Antonio, grazie per i cinquanta anni della Casa di Ricovero. Grazie a te e a tutti, sorelle e fratelli in Cristo, che hanno lavorato e lavorano per una condizione più umana e cristiana di vita per i fratelli e sorelle anziane”  Nell’omelia, don Antonio ha riletto la storia dell’Opera in chiave evangelica. La storia della Casa, è una storia di persone; persone che in essa sono state accolte, persone che in essa hanno lavorato, persone che hanno contribuito in tanti modi alla sua crescita. “…..noi questa sera contempliamo, con gli occhi della nostra santa e benefica fede, leggendo in quel libro misterioso, perché collocato nel Cielo, fatto di due capitoli - amo così pensare -  quello del Cuore di Gesù e quello del Cuore di Maria, a cui la Casa è intitolata, un lungo elenco di nomi; quelli innanzitutto delle decine e decine di ospiti della Casa, gli ospiti dei cinquanta anni trascorsi e quelli dei giorni presenti; leggiamo i nomi delle elette e care persone che hanno donato se stesse, perché l’Opera avesse vita ed esprimesse carità cristiana e solidarietà umana; leggiamo i nomi dei tanti e tanti benefattori, che se possono sfuggire al nostro ricordo, non rimangono dimenticati allo sguardo infallibile di Chi ha affermato : quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me. ….

 

Parte seconda : vita dell’Opera

 

Gli Ospiti

  

Cosa c’è di più importante degli ospiti?…

Nella Casa di Ricovero cosa c’è di più importante degli ospiti? Sicuramente nulla. Non certamente la moderna ed efficientissima struttura, non il Consiglio di Amministrazione, tantomeno il suo Presidente, né le suore nè il personale; lo si può affermare senza retorica. Tutto questo non ci sarebbe infatti se non ci fossero gli anziani. Gli anziani sono importanti non solo perché costituiscono la ragione stessa dell’esistenza della Casa, ma anche e soprattutto perché sono persone create ad immagine e somiglianza di Dio, persone che devono essere accolte e rispettate, persone che hanno una dignità. Lo scrittore Primo Levi memore della drammatica esperienza della deportazione nei campi di concentramento, per stigmatizzare la situazione di uomini privati totalmente della loro dignità, umiliati e maltrattati ha scritto un’opera intitolata “Se questo è un uomo”; anche noi di fronte ad un anziano solo e abbandonato,  di fronte ad un anziano emarginato, bistrattato e umiliato dobbiamo chiederci : “…se questo è un uomo”. Se la risposta è, come spesso accade, : “questo non è un uomo”, dobbiamo fare tutto il possibile per ridargli dignità. L’anziano è una persona che merita attenzione e rispetto. Questo concetto è presente sin dalle origini e dalla fondazione dell’Opera. La storia della Casa di Riposo è una storia di persone, persone che hanno donato, persone che hanno contribuito in vario modo, persone che hanno accolto, ma soprattutto persone che sono state accolte. Quante storie si sono intrecciate sotto i tetti della Casa di Riposo. Quante vite sono trascorse, quante sofferenze sono state lenite, quanti affanni sono stati alleviati. Ogni persona che è stata ospite presso la Casa di Riposo ha costituito un tassello di un immenso mosaico, un mosaico tenuto unito dall’amore. Ognuno ha scritto una storia invisibile, ognuno ha dato qualcosa di sé. Come dimenticare Filomena De Marco prima ospite in assoluto della Casa? Giuseppe Iannetta giunto adolescente presso la Casa e cresciuto insieme con essa? Luigi Tedesco lestissimo e preciso nello sbrigare piccole faccende? Antonio Cordone lavoratore instancabile? Nicola Evangelista che curava una capretta come fosse un essere umano? Maria Fischietti  sempre allegra? E poi gli altri……?  










Vogliamo conoscere le persone ospitate dalla Casa dalle origini fino ai giorni nostri ? Eccole :

Le storie di alcuni ospiti hanno un significato profonddo. Le proponiamo, naturalmente con discrezione, con rispetto e con decoro, per l’alto valore umano e la squisita testimonianza cristiana che vi traspare.

Giuseppe Iannetta

1957 Per tenere occupato Giuseppe, don Antonio lo fa recare ogni giorno all’istituto Amatuzio a prendersi cura del giardino.

Giuseppe Iannetta è uno dei primi ospiti della casa di riposo. Originario di Civita, una frazione di Boiano, Giuseppe è l’ultimo di tre fratelli. Sin da piccolo purtroppo  procura non poche preoccupazioni ai genitori i quali non possono essere troppo presenti. Di indole un po’ pigra, preferisce trastullarsi anziché aiutare i genitori nei lavori nei campi. Passa molto tempo nella piazzetta del suo paese,  ed è spesso oggetto di scherno e di derisione dei suoi compagni di gioco. Non di rado scende a Boiano con mezzi di fortuna, ed anche qui è spesso schernito bonariamente dai  soliti buontemponi. Don Antonio, parroco di Civita, addolorato e mortificato per la situazione di Giuseppe, cerca di aiutarlo proponendo ai genitori di accoglierlo in una casa di riposo. I genitori, impegnati nel lavoro dei campi, non possono accudire Giuseppe, e, colpiti dall’umanità del giovane parroco, affidano il loro figliolo alle sue cure. Don Antonio capisce che Giuseppe ha bisogno anzitutto di affetto e di calore umano e lo cura, trattandolo come un figlio divenendo anche suo padrino di cresima. Don Antonio ha un affetto particolare per il giovane Giuseppe, lo segue, lo incoraggia e soprattutto lo giustifica quando compie qualche  marachella. Infatti spesso Giuseppe si allontana dalla Casa di riposo, procurando non poche angosce a don Antonio. Addirittura una volta prende il primo treno in partenza dalla stazione di Boiano e parte senza una meta. Il controllore trovandolo senza biglietto lo fa scendere a Vinchiaturo, ed è qui, che don Antonio, avvertito telefonicamente, deve andare a riprenderlo. Don Antonio possiede all’epoca come unico mezzo di locomozione un vecchio motorino Benelli, ma non esita un secondo a salire in sella ed a partire alla volta di Vinchiaturo; non potendo riportare Giuseppe sul motorino, lo fa salire sul primo treno per Boiano, pregando il capostazione di avvisare il suo collega di Boiano di trattenerlo in stazione fino al suo arrivo. Un po’ per la sua sollecitudine, un po’ per i proverbiali ritardi delle ferrovie, don Antonio arriva per primo a Boiano e può così abbracciare Giuseppe come un padre abbraccia un figlio di ritorno da un lungo viaggio. Don Antonio preoccupato per i continui allontanamenti di Giuseppe, temendo di averlo inserito in un ambiente non troppo adatto ad un giovane, a malincuore lo riconsegna alle cure paterne sperando che i genitori possano prendersi maggior cura di lui. Ma la situazione di Giuseppe non migliora, i genitori non possono essere presenti, e sempre più Giuseppe, che non vuole seguirli nel lavoro dei campi, diviene un perdigiorno, sempre preso di mira dai soliti buontemponi. Don Antonio non esita più e va a riprenderselo, questa volta per sempre, raddoppiando le sue premure e le sue attenzioni. Don Antonio capisce che deve tenere occupato Giuseppe, e d’accordo con le suore dell’Istituto Amatuzio, decide di far andare ogni giorno Giuseppe dalle suore per occuparsi ufficialmente del giardino. Ogni giorno Giuseppe verso le 9 si reca all’Amatuzio facendo ritorno alla Casa di riposo all’approssimarsi del vespro. La cura funziona a meraviglia, e Giuseppe si abitua pian piano ad una vita più ordinata e regolare. Non manca qualche piccola marachella, all’Amatuzio era quasi impossibile aprire i rubinetti dell’acqua o accendere le luci perché Giuseppe chiudeva tutte le condutture  e svitava tutte le lampadine, ma il risultato è incoraggiante. Giuseppe non ha più bisogno di recarsi all’Amatuzio per sentirsi impegnato, si occupa del giardino della Casa di riposo, nella nuova sede di Largo Episcopio, aiuta le suore a fare la spesa, aiuta il personale in qualche piccola faccenda. L’affetto che don Antonio nutre per Giuseppe è abbondantemente ricambiato, Giuseppe vede in don Antonio quella figura paterna che tanto gli era mancata. Se anche qualche volta qualcuno lo fa arrabbiare, basta una parola od un gesto di don Antonio per calmarlo. Ancora oggi una parola o un gesto affettuoso di Don Antonio donano gioia ed entusiasmo a Giuseppe a suo modo profondamente grato delle premure del suo padrino.  

1955 Giuseppe in preghiera davanti la Madonnina nel giardino delle suore dell’Amatuzio

 

 

Antonio Perfetto  

Antonio Perfetto è insieme a Giuseppe Iannetta, uno degli ospiti storici della Casa ed uno degli emblemi degli anziani. Il 20 maggio del 1959, il papà e la mamma di Antonio, piccoli braccianti agricoli, mandano il figlio a portare in dono un po’ di verdura agli anziani. All’approssimarsi della sera, visto che Antonio ancora non fa ritorno a casa, Salvatore, il papà di Antonio, si reca con la sua bicicletta alla Casa di riposo. Trovando Antonio ancora presso la Casa di Riposo, lo invita a tornare a casa con lui, ma Antonio non vuole sentire ragioni e risponde con risolutezza al padre che vuole restare con gli anziani. Dopo aver tentato in tutti i modi di dissuadere il figlio, Salvatore d’accordo con don Antonio, decide di lasciarlo  per alcuni giorni presso la Casa di Riposo.  La soluzione da provvisoria diviene  definitiva ed Antonio rimarrà per sempre ospite della Casa. Gli anziani genitori dapprima sono preoccupati, ma poi, visto che Antonio è felice, sono contenti della soluzione al punto di meditare di trasferirsi anche loro presso la Casa di Riposo.

In capo a qualche mese, anche Maria Carmina e Salvatore, il papà e la mamma di Antonio divengono infatti ospiti della Casa. Tutti e tre occupano una piccola stanza al pian terreno della sede di largo Episcopio come una vera famigliola. Il papà di Antonio mette a disposizione della Casa le sue braccia e la sua esperienza nel campo agricolo, occupandosi della sistemazione delle viti e del giardino

 della Casa. Antonio è molto legato ai genitori, aiuta il padre nei piccoli lavoretti ed è molto affettuoso nei confronti della madre.Quando gli anziani genitori vengono a mancare, è solo l’affetto di don Antonio e l’affetto delle suore che lo aiutano ad andare avanti.

  Antonio come Giuseppe vede in don Antonio un secondo padre, ed è molto legato a lui. Don Antonio è pieno di premure verso il giovane Antonio, ne diviene il padrino di cresima, lo segue e lo incoraggia sempre facendolo sentire una persona importante. Antonio si occupa con impegno di piccole faccende, dedicandosi in prevalenza alla sistemazione del giardino. Sempre disponibile ad aiutare tutti, è di animo allegro e socievole e come ha ricevuto tanto affetto e tanto amore dalla Casa di Ricovero ha dato anche qualcosa di sé a tutti coloro che lo hanno conosciuto.  

 

I collaboratori

Operai nella vigna del Signore

Lo spirito evangelico di amore ai poveri, ai soli, ai disabili, agli ultimi, presente sin dalle origini e dalla fondazione dell’Opera, rimane essenziale faro di riferimento per orientare le scelte, gli atteggiamenti e lo stile comportamentale di tutti coloro che, a qualsiasi titolo e livello, collaborano nella conduzione dell’Istituzione. Spessore interiore, sensibilità cristiana, amore e attenzione per chi soffre, capacità di immedesimazione nella altrui situazione di povertà morale e materiale, spirito di servizio, abnegazione, competenze tecniche e professionali rappresentano i necessari basilari requisiti per la partecipazione attiva alla vita organizzativa, per l’assolvimento di ruoli e l’assunzione di responsabilità preordinate al buon funzionamento della Casa. I collaboratori della Casa, pur con i limiti propri di ogni essere umano, si ispirano a questi principi basilari con la consapevolezza che operare con gli anziani e per gli anziani non è semplice anche se è  un lavoro ricco di soddisfazioni.

 

Le suore

Suor Patrizia, prima superiora della Casa di Riposo, assiste un anziano malato
Magister adest et vocat te !

Le suore Discepole di Gesù Eucaristico, l’anima della Casa

La congregazione delle suore Discepole di Gesù Eucaristico è stata fondata il 14 agosto 1927 da Mons. Raffaello Delle Nocche, vescovo di Tricarico. Il carisma delle Discepole è incentrato essenzialmente sull’adorazione Eucaristica. Chiamate per il loro fine speciale ad essere adoratrici e riparatrici, attingono lo spirito eucaristico nell’ora quotidiana di adorazione, privilegio ed obbligo essenziale della loro vocazione. Magister adest et vocat te è il motto scelto dal fondatore che vuole essere un invito continuo a soprannaturalizzare anche le minime azioni, vedendo Dio nelle creature e negli avvenimenti. Scrive il fondatore nelle prime Costituzioni : “Se le Discepole dovranno avere una  preferenza, sarà per i campi di lavoro più poveri e disagiati, per gli ambienti più bisognosi, perché i loro gusti dovranno essere i gusti di Gesù, perché non solo come persone, ma anche come Congregazione, preferiranno l’ultimo luogo”. L’apostolato delle Discepole presso gli anziani della Casa di Riposo è quindi perfettamente in linea con le indicazioni del fondatore. L’incontro tra suor Maria Machina, madre generale delle Discepole e don Antonio Nuzzi, giovane parroco fondatore della Casa di Riposo di Boiano, suggella una collaborazione, maturata nella preghiera, prodiga di frutti spirituali.  

 

Le prime suore della Congregazione delle Discepole di Gesù Eucaristico, pioniere dell’apostolato fra gli anziani della Casa di riposo di Boiano sono suor Patrizia, prima superiora e suor Marianna.

Le suore che hanno prestato la loro preziosa opera presso la Casa di Riposo sono :  

Suor Patrizia, Suor Marianna, Suor Battista, Suor Bartolomea, Suor Giannina, Suor Flavia, Suor Giuseppina, Suor Maria Luisa, Suor Melania, Suor Concetta, Suor Amalia

Grazie ancora, Gesù, per la tua chiamata! Continuerò a seguirti perché Tu solo hai parole di vita eterna. 1999 Suor Bartolomea festeggia il 50° anniversario di professione religiosa

 

Signore rinnovo umilmente il mio si; fa di me uno strumento del tuo amore

Con queste parole suor Bartolomea Palmieri, al secolo Palmieri Carmelina, fa professione di obbedienza alla madre

 

generale che la destina alla Casa di Ricovero di Boiano. Chiamata dal Signore a seguirlo nella vita religiosa, all’età di 19 anni entra in noviziato presso la Congregazione delle Discepole di Gesù Eucaristico. Di umili e modeste origini, diviene suora nel 1949 ed emette i voti perpetui nel 1954. Passa alcuni anni nelle

comunità pugliesi di S. Severo (FG) e di Presicce (LE) occupandosi con impegno e abnegazione della cucina. Problemi di salute la costringono a ritornare in Molise. Nel 1956 fa professione di obbedienza alla madre generale che la vuole presso la Casa di Riposo di Boiano a dar man forte alle consorelle suor Patrizia e suor Battista. Pioniere dell’apostolato fra gli anziani della Casa di riposo, le suore si prodigano anche nell’assistenza materiale faticando duramente. Sin dagli albori della sua vocazione, suor Bartolomea mostra una spiccata attitudine all’azione pur dedicando un giusto tempo alla preghiera. Ed è presso la Casa di riposo che può spendere le sue energie adoperandosi per la cura e l’assistenza materiale e spirituale degli anziani. Suor Bartolomea si dedica ai lavori più umili dando sempre prova di generosità e di spirito di sacrificio. Sempre al lavoro, non risparmia forze ed energie sacrificandosi  eroicamente alla sua missione fra gli anziani. Ben presto si rivela uno dei pilastri portanti della Casa, con la sua dedizione e il suo alto spirito di sacrificio. Si dedica particolarmente alla cura degli anziani infermi, vedendo in essi il volto del Cristo sofferente sul Golgota. Quante notti ha passato insonne al capezzale di qualche moribondo o accanto a qualche anziano sofferente? Sicuramente tante, come sicuramente anche le sue consorelle compagne di missione. Si dedica con fervore e con energia alla cura degli ammalati. La medicazione delle piaghe diviene la sua specialità conquistando i gradi di infermiera sul campo. Accumula molta esperienza risolvendo casi disperati e molto delicati. Con lo stesso entusiasmo dei primi giorni continua a dedicarsi agli anziani, per i quali nutre un amore smisurato (li chiama i miei bambini). Raggiunge nel 1974 il traguardo del 25° di professione religiosa, e nel 1999 il 50°, sempre restando al servizio degli anziani della Casa di Riposo di Boiano.

 

I  Sacerdoti.

Don Antonio, sin dal momento in cui inizia a germinare nel suo cuore l’ideale di fondare una Casa per anziani, vuole che essa si caratterizzi oltre che per l’assistenza materiale, anche e soprattutto per l’assistenza morale e spirituale. Questo ideale si è realizzato grazie alla collaborazione delle suore, ma anche grazie alla collaborazione di alcuni sacerdoti.  Inizialmente è don Antonio a celebrare la messa alla Casa di Riposo, ma i successivi incarichi pastorali lo costringono spesso lontano. Successivamente altri sacerdoti collaborano con la Casa di Ricovero celebrando la messa, dispensando i sacramenti e attuando una pastorale per gli anziani : don Domenico Colacchio, don Domenico Di Franco,  don Angelo Piccirilli, don Pasquale Prioriello, don Giuseppe Berardinelli, padre Antonio Amatuzio, don Alessandro Iannetta. Grazie a tutti questi collaboratori la Casa ha goduto del grande beneficio della celebrazione Eucaristica quotidiana. Sempre attenti ai problemi degli ospiti, ancorchè anche alcuni di loro anziani, i sacerdoti hanno dato un enorme contributo alla realizzazione dei fini istituzionali della Casa di Ricovero dei “SS. Cuori di Gesù e Maria”


Don Antonio, Don Giuseppe, Padre Antonio

 

Antonio Ciampitti

Fra i tanti collaboratori della Casa, un posto particolare occupa senza dubbio Antonio Ciampitti. Dopo aver svolto un incarico di responsabilità presso le Ferrovie dello Stato in qualità di Segretario Tecnico, raggiunta l’età della pensione, offre la sua disponibilità a collaborare con la direzione della Casa di Riposo di Boiano. Il 26 aprile 1976, il Consiglio di Amministrazione gli affida l’incarico di tesoriere L’esperienza e la competenza di Antonio Ciampitti, maturate nel delicato lavoro svolto alle Ferrovie, inducono il Consiglio di Amministrazione ad affidargli oltre la tesoreria della Casa, anche alcune mansioni relative alla direzione dell’Opera, come evasione della corrispondenza, ricovero ospiti, disbrigo di pratiche presso enti ed uffici locali ecc. Antonio Ciampitti, chiamato da tutti don Antonio in segno di rispetto, diventa insomma il fulcro della direzione della Casa, soprattutto considerato che gli incarichi pastorali portano don Antonio Nuzzi, presidente del Consiglio di Amministrazione, fuori sede. Nel suo lavoro Antonio Ciampitti si fa notare oltre che per la profonda attenzione per le problematiche degli anziani, soprattutto per l’oculatezza della gestione.  Ancora molto attivo nonostante il trascorrere degli anni, problemi familiari e di salute lo inducono a prendersi il meritato riposo.  

 

Salvatore D’Amico

Un grande collaboratore della Casa di Riposo è stato senza dubbio Salvatore D’Amico. Negli anni 60’, per mantenere la famiglia è costretto ad emigrare in terra elvetica lavorando dapprima come magazziniere in una fabbrica di Ginevra, poi per ben due lustri come assistente di culto presso la locale parrocchia. Nel 1974 torna in patria, e con i risparmi messi da parte in Svizzera acquista, a S. Massimo, una casa per la propria famiglia. Si occupa per due anni dell’assistenza a due suoi zii anziani e malati. Nel 1976 inizia a lavorare alla Casa di Riposo  mettendo a frutto il tirocinio e l’esperienza accumulata assistendo i suoi zii. Salvatore si dedica con entusiasmo alla cura materiale e soprattutto spirituale degli anziani, rivelandosi ben presto un aiuto molto prezioso. Si prodiga in tutti i lavori, soprattutto i più umili sentendo il suo incarico come una missione. Anima con l’armonium la liturgia eucaristica e spesso intrattiene allegramente gli anziani suonando melodie popolari con la sua fisarmonica. Dopo circa un anno Salvatore viene chiamato a lavorare alla SAM, e don Antonio si rammarica della prospettiva di perdere un collaboratore così operoso e premuroso verso gli anziani. Don Antonio cerca di trattenere Salvatore  offrendogli uno stipendio più consistente anche se piuttosto inferiore di quello che avrebbe percepito alla SAM. Salvatore dopo aver meditato a lungo nella preghiera fa una scelta che pochissime altre persone al suo posto avrebbero fatto, decide infatti di guadagnare di meno lavorando di più pur di non abbandonare la sua missione tra gli anziani. Salvatore nei suoi ventitrè anni in cui ha lavorato alla Casa di Riposo, ha dato tanto, prodigandosi in consigli e premure verso tutti.  

 

Il personale della Casa di Riposo

                         

L’attuale   organico in forza alla Casa di Riposo 

 

Se gli anziani costituiscono la ragione stessa dell’esistenza della Casa di Ricovero, un ruolo delicato ed importante è svolto dal personale che cura e assiste gli ospiti. Lavorare alla Casa di Riposo non è come lavorare in una fabbrica o in una amministrazione pubblica; gli anziani hanno bisogno di cure, affetto, amore ogni giorno della loro vita, domeniche e feste comprese, anzi in quei giorni in  modo  particolare. Non si viene a lavorare alla Casa di Riposo solo perché non si trova un’altro lavoro; si viene a lavorare alla Casa di Riposo perché si è consapevoli di poter dare dignità e rispetto a delle persone che hanno bisogno dell’altro. Per definire in una parola il personale della Casa, si può dire che esso è composto da manodopera emozionale. Tutti sono partecipi di un Opera, e sia pur con i pregi e i difetti propri di ogni essere umano, laboriosamente si donano agli ospiti, facendo ciascuno qualcosa in più delle proprie mansioni. I dipendenti che nel corso degli anni hanno collaborato con la Casa di Ricovero, o con la Casa Famiglia Mamma Lucia, sono : Del Cielo Angela, Di Mira Anna, Colucci Marinella, Sala Angela, Colalillo Anna, Manocchio Maria Assunta, Nuzzi Lucia, Concordia Rita, Sbarro Anna, Iannetta Domenico, D’Amico Salvatore, D’Amico Graziella, Reccia Filomena, Ciampitti Antonio, Romano Antonio, Martone Salvatore, Michele Ciullo.

L’attuale organico è composto da :

 

1.     Rostani Giorgio;

2.     Venditti Carmine;

3.      Marro Ugo;

4.      Papa Alessio;

5.      Reccia Anna;

6.      Iannetta Michelina;

7.      Perrella Carla;

8.      Farina Marisa;

9.      Del Riccio Anna;

10.  Di Ianni Maria;

11.  Di Ianni Teresa;

12.  Marzilli Regina;

13.  Sferra Rita;

14.  Giancola Giuditta;

15.  De Lucia Luisa.

 

Il Consiglio di Amministrazione

 

Il Consiglio di Amministrazione è l’organo preposto all’amministrazione e all’andamento della Casa di Riposo. Esso a norma dell’art. 22 dello Statuto, provvede alla ordinaria gestione dell’Opera ed al suo regolare funzionamento, delibera i regolamenti di amministrazione e di servizio interno e per il personale, delibera i bilanci, promuove, quando occorre, la modificazione dello statuto, nomina, sospende e licenzia gli impiegati e i salariati, delibera in genere su tutti gli affari che interessano l’istituzione. E’ composto, ai sensi dell’art. 16, da cinque membri, compreso il presidente, nominati dal vescovo pro-tempore della diocesi di Campobasso Boiano. I componenti del Consiglio di Amministrazione, non ricevono alcun compenso per la loro opera, il loro è un servizio gratuito offerto alla Casa ed agli anziani.

Il Consiglio ha svolto un ruolo determinante nella crescita e nello sviluppo dell’Istituzione. Si è riunito per la prima volta il 29/11/64, ed al 31/12/2000 ha deliberato per ben 173 volte. Oltre alle approvazioni dei conti

consuntivi e dei bilanci di previsione, le delibere del consiglio hanno inciso sugli aspetti più disparati dell’Ente : dall’accettazione di lasciti ed eredità, all’assunzione del personale, da vendite ed acquisti di piccoli appezzamenti di terreni alla costruzione della nuova sede, dalla razionalizzazione delle modalità organizzative e contabili alla stipula di convenzioni con enti ed associazioni varie, dall’insediamento dei nuovi consiglieri alla richiesta di contributi alle autorità.

L’attuale Consiglio di Amministrazione è composto da :

 

1.     Nuzzi Antonio;

2.     Sac. Iannetta Alessandro;

3.     Nocera Concetta;

4.     Romano Antonio;

5.     Mainella Michele;

 

Mons. Antonio Nuzzi è il Presidente; Il sac. Alessandro Iannetta è il  Segretario ed è delegato per l’animazione morale e spirituale degli ospiti e del personale; l’ins. Concetta Nocera è delegata per le attività sociali e ricovero ospiti; il dott. Antonio Romano è delegato per il personale e per le relazioni con enti pubblici e con i privati; il dott. Michele Mainella è delegato per il patrimonio e per le iniziative promozionali dell’attività dell’opera.

 I vari Consigli di Amministrazione succedutisi negli anni sono :

 

29/11/64 – 30/04/68

1.        Nuzzi Antonio;

2.        De Camillis Claudio Mario;

3.        Ruggiero Raffaella;

4.        Vallillo Carmelina;

5.        Spina Maria;

30/04/68 – 02/09/74

       1.     Nuzzi Antonio;

2.     Colalillo Gaetano;

3.     Sac. Di Franco Domenico;

4.     Vallillo Carmelina;

5.     Spina Maria;

02/09/74 – 05/05/80

 

1.     Nuzzi Antonio;

2.     Sac. Amatuzio Antonio;

3.     Sac. Di Franco Domenico;

4.     Vallillo Carmelina;

5.     Spina Maria;

 

05/05/80 – 28/04/1989

 

1.     Nuzzi Antonio;

2.     Sac. Amatuzio Antonio;

3.     Sac. Iannetta Alessandro;

4.     Vallillo Carmelina;

5.     Spina Maria;

6.      

28/04/89 – 05/05/93

1.     Nuzzi Antonio;

2.     Sac. Amatuzio Antonio;

3.     Sac. Iannetta Alessandro;

4.     Nocera Concetta;

5.     Spina Maria;

 05/05/93 –

1.     Nuzzi Antonio;

2.     Sac. Iannetta Alessandro;

3.     Nocera Concetta;

4.     Romano Antonio;

5.     Mainella Michele;

  La Casa e la solidarietà.

 

“  Fatevi tesori nel cielo, dove dove la ruggine non consuma”

 

La Casa di Ricovero sin dalle sue origini  si è alimentata della generosità di molti boianesi e di tante persone vicine ai problemi dei sofferenti. L’art. 1 dello statuto della Casa recita “……..Ad aumentare il patrimonio della Casa e per la sua vita si farà ricorso alle offerte spontanee dei buoni”. Lasciti, eredità, donazioni ed oblazioni varie, hanno accompagnato lo sviluppo dell’Istituzione sin dalla sua nascita. I tanti benefattori che  hanno contribuito alla crescita di essa hanno rappresentato da sempre lo strumento concreto della Provvidenza divina, sostegno fondamentale dell’Opera. E’ impossibile fare un elenco delle moltissime azioni, palesi e nascoste, che hanno consentito all’Istituzione di nascere, crescere e svilupparsi fino alle dimensioni odierne. Il valore della carità da sempre esercitato verso la Casa ha assunto profondi significati evangelici : in molte situazioni si è compiuto il gesto della vedova che versò nel tesoro del Tempio l’unica moneta che possedeva; tantissime sono state le azioni di elemosine, nascoste agli uomini, ma conosciute a Dio che ha preparato tesori nel cielo.  Nei momenti di necessità la solidarietà si è sviluppata con iniziative ad hoc. Come non ricordare, ad esempio, la colletta promossa dai coniugi Ciampitti, per la realizzazione dell’impianto di riscaldamento della sede di largo Episcopio?

 E come non ricordare tante altre azioni fino ai giorni nostri, cararatterizzate dalle     impellenti  esigenze per la costruzione della nuova sede di Terre Longhe? Ricordiamo l’operazione Bos, nata il 29 luglio del 1998 con il fine di reperire, in prestito, fondi necessari per il completamento del 1° lotto della nuova sede. I BOS sono  Buoni Ordinari non del Tesoro ma della Solidarietà; il tasso è zero anche se favorevolissimo, sempre che si consideri la solidarietà il miglior guadagno; il rimborso in cinque anni a decorrere dal dicembre 1999; garanzia dell’Operazione la Divina Provvidenza. L’appello della Casa ha avuto una risposta straordinaria; la solidarietà dei boianesi è stata grandiosa consentendo un elevato introito totalmente a fondo perduto, anziché in prestito come richiesto. Straordinaria è stata anche la risposta dei tantissimi amici di Teramo, che, come i boianesi, hanno notevolmente contribuito alle esigenze della Casa con offerte a fondo perduto. L’ultima iniziativa in termini temporali, è stata promossa dai boianesi residenti in Canada, fortemente legati alle proprie origini, alla città di Boiano, alla Casa e profondamente sensibili ai richiami della solidarietà e della carità cristiana verso i bisognosi. Nel mese di agosto del 2000 alcune famiglie boianesi di Toronto, coordinate dal Presidente del Boiano Club di Toronto, Cosmo De Santis e dal direttivo composto dai sigg. : A. Colalillo, N. Sisto, C. Sisto, M. Di Biase, C. Malatesta, C. Marzilli, L. Marzilli, T. Ritota, D. Pittari, V. Sisto, hanno realizzato una colletta devolvendo il ricavato agli anziani della Casa di Ricovero. Sempre nel mese di agosto  numerose ditte di cittadini boianesi residenti in Toronto  hanno promosso in Boiano una vendita  all’asta delle proprie produzioni artigianali di divani e mobili donando tutto il ricavato alla Istituzione. L’iniziativa è stata promossa dal sig. Mario Colalillo, presidente della “Edgewood Furniture”, ed ha visto la partecipazione delle seguenti ditte : Alta Moda Furniture di Carmine & Franca Colacci; Braemore Convertibles di Roberto & Maria Rossi; Brentwood Classics di Gaetano Sisto & Mario Colalillo; Campio Furniture di Mario Colalillo & Vito Servelli; Chair Source di Enrico & Mirella Malatesta; Cuoio Designs di Bruno & Giuseppina Russo; Decor-Rest Furniture di Mario & Antonietta Colalillo; Global Art di Gerardo & Susie Colacci; Nunzio’s Chesterfield di Nunzio & Antonietta Priolo; Odeon Chesterfield di Michele & Angelina Malatesta; Paiano Upholstery di Mario & Franca Paiano; Scaila Fine Furniture di Antonio & Palmina Colalillo; Superstyle Chesterfield di Giovanni, Giovannina, Domenico e Biagina Colalillo; Trend-Line Furniture di Danny & Caterina Colalillo.

L’amore dei boianesi verso la Casa soventemente si esprime anche con gesti diversi ma altrettanto significativi (visite di alunni, studenti, offerte di indumenti, di alimenti ecc.). La Provvidenza, ombra divina costante dell’Istituzione, non si è configurata solo per gli aspetti legati alla ricerca di risorse economiche e finanziarie ma anche per le azioni protese a promuovere i valori umani delle relazioni, dell’amicizia e della socializzazione. Il passaggio alla nuova sede ha coinciso con la istituzione della festa della solidarietà. Il 21 agosto 1998, presso il cantiere della nuova sede in località Terre Longhe, è stata celebrata la festa della solidarietà. In una suggestiva cornice di pubblico in un clima di festosa armonia sono stati presentati ai boianesi i lavori già realizzati della nuova sede e simbolicamente è stato piantato l’albero della solidarietà in memoria di tutti i benefattori defunti. La manifestazione è stata riproposta negli anni successivi, caratterizzandosi per l’istituzione del premio della solidarietà, riconoscimento che la Casa di Riposo assegna alle associazioni che si sono distinte nelle iniziative a favore della popolazione del circondario di Boiano ed assegnato finora alla Fidapa e ai Volontari del soccorso della Croce Rossa. Una iniziativa molto bella scaturita da una idea di Mons. Nuzzi, è il gemellaggio fra gli anziani della Casa di Riposo di Boiano e gli anziani della Casa di Riposo di Teramo. Ogni anno nel periodo estivo, secondo una consolidata tradizione, gli anziani delle Case di riposo di Teramo e Boiano si scambiano l’ospitalità in un clima di festa e di allegria.

Tra le tante iniziative, quella sempre attesa con particolare intenso desiderio dagli ospiti della Casa è sicuramente la festa della Befana organizzata annualmente dalla Fidapa sezione di Boiano. In questa circostanza ogni ospite riceve un proprio personale dono proprio da una simpatica befana.

Le Nuove iniziative

 A seguito del trasferimento nella nuova sede di Località Terre Longhe, in presenza di una struttura destinata a crescere in dimensione e di un apparato organizzativo e gestionale più complesso, è intervenuta la necessità di improntare l’Istituzione a schemi di funzionamento più razionali e di elevata qualità, sempre in vista delle finalità istituzionali dell’Ente. In tale ottica l’Ente promuove le più opportune forme assistenziali, laddove il pieno rispetto della dignità umana, l’esaltazione della qualità della vita, l’educazione al senso della vita comune e associata, la tutela della privacy, il riconoscimento dei valori soggettivi devono rappresentare i cardini di un concetto di accoglienza che mira ad unire ed integrare sia nell’ambito della vita interna, sia sul versante dei rapporti esterni, respingendo ed arginando ogni idea di segregazione e chiusura. Tutto ciò anche in sintonia con quanto affermato dal Santo Padre, Giovanni Paolo II, nella sua letterra agli anziani del 01 ottobre 1999.

Pertanto l’aspetto generale e pregnante dell’Istituzione può essere sintetizzato in uno schema di semplice lettura :

 

OBIETTIVI      :  (Missione, finalità dell’Istituzione è l’assistenza e l’accoglienza delle     persone sole, abbandonate, non autosufficienti )

 

RUOLI             : (Condivisione dei valori di solidarietà, assunzione di responsabilità, rispetto delle regole organizzative)

PERSONA    : (L’ospite è al centro del sistema di accoglienza della Casa)

 

 ·        Servizi

La nuova struttura a regime offrirà  quattro tipi di servizi fondamentali : a) servizi generali; b) servizi sanitari; c) servizi ausiliari; d) servizi integrativi. I servizi generali comprendono la cucina, un’ampia  sala ristorante con una capienza di oltre cento posti, i servizi igienici idonei anche ai portatori di handicap e ai disabili, gli uffici, la lavanderia, la stireria e un capiente guardaroba. I servizi sanitari comprendono un ambulatorio efficientissimo, un’ampia palestra per fisio-kinesiterapia, un’avveniristico impianto di idroterapia, la sala di attesa, la sala del medico, i servizi igienici con comandi a fotocellule, la sala di preparazione delle salme e la sala mortuaria. I servizi ausiliari comprendono il deposito delle cucine posto nel seminterrato e collegato alle cucine da un ascensore montacarichi, tre celle frigorifere, una per le carni, una per la frutta e la verdura e una per i surgelati, un deposito merci varie, alcuni ripostigli e una capiente autorimessa. I servizi integrativi comprendono un modernissimo auditorium con capienza di trecento posti, una biblioteca/sala conferenza per gruppi di lavoro, un bar annesso all’auditorium, una sala di soggiorno e di lettura, una cappella che diventerà una parrocchia per la cura pastorale delle anime della popolosa zona 167, un giardino d’inverno posto sotto il porticato, alcuni appartamenti per il personale, i servizi per il personale, un campo da bocce, un laboratorio di ergoterapia, cioè terapia del lavoro per anziani autosufficienti ed un ampio parco. Particolare cura è stata riservata alla progettazione delle camere le quali sono concepite come “normali” camere di abitazione, evitando un’arredo di tipo ospedaliero, ovviamente con le accortezze delle esigenze specifiche di una casa per anziani. Le camere sono previste per essere utilizzate da due ospiti, ma possono contenerne anche tre, e comprendono una zona letto, una zona soggiorno ed un servizio igienico. Ogni camera è dotata di un quadretto di appartamento con interruttori automatici e salvavita, impianto luce centrale e ai comodini, impianto telefonico-citofonico, di chiamata e di allarme con rilevatore di fumi, gas, finestra aperta e acqua aperta collegati ad un computer centrale posto in portineria. La dotazione impiantistica della struttura, oltre ad essere adeguata alle tassative norme di sicurezza del settore, è all’avanguardia sotto il profilo della funzionalità; in particolare, l’impianto elettrico è collegato ad un computer centrale che permette di controllare, modificare e ripristinare agevolmente  le impostazioni di tutto il sistema. Particolare cura è stata posta, sotto il profilo dell’igiene degli ambienti, alla scelta dei materiali e del dimensionamento degli ambienti e dei loro elementi compositivi in modo da garantire la massima igiene; particolarmente utile è l’impianto di aspirazione centralizzata, che permette di aspirare facilmente e silenziosamente anche la polvere microscopica, gli acari e i batteri che con i sistemi tradizionali rimangono invece nell’ambiente abitabile.

·        Centro diurno per anziani

L’Ente al fine di attivare le più adeguate forme di assistenza istituisce anche un centro diurno, stabilendo per lo scopo appositi ed idonei spazi, nonché la necessaria organizzazione, che potrà implicare formule di convenzionamento con Enti, associazioni di volontariato o cooperative sociali.

I programmi offerti dal Centro sono :

a) Ricreativi giochi sociali (carte, tombola, bocce, ecc.) per soddisfare bisogni di socializzazione.

b) Educativi          informazione sull’alimentazione, sulla salute, sulla sicurezza, sulla prevenzione mediante partecipazione a conferenze e/o consultazione di testi e riviste disponibili.

c) Culturali            organizzazione di una biblioteca specializzata in campo geriatrico; organizzazione di spettacoli e recite con partecipazione attiva dei destinatari; attività di cineforum.

d) Artigianato        viene offerta la possibilità di esprimere la propria creatività attraverso iniziative quali : lavori a maglia o a uncinetto, lavori con il legno (torneria, traforo, ecc.). ceramica, pittura, iconografia, oggettistica, ecc.

e) Escursioni         gite periodiche da organizzare per visitare luoghi di attrazione comune.

f) Attività fisiche    ai partecipanti viene offerta la possibilità di praticare ginnastica quotidiana sotto il controllo di personale qualificato al fine di migliorare il proprio benessere e l’abilità fisica.

 g) Spirituali          servizi religiosi quotidiani e celebrazioni di feste religiose.

Il centro diurno offre anche i seguenti servizi :

a)     Pasti   i destinatari possono consumare il pranzo caldo offerto dalla Casa versando un libero contributo minimo di £ (da stabilire);

b)    Barbiere e parrucchiere il servizio funzionerà nel giorno (da stabilire), dalle ore 16.00 alle ore 17.00;

c)     Ambulatorio medico verrà attivato per fornire consulenze in campo sanitario, con personale specializzato (geriatra ed altri specialisti), nei giorni (da stabilire) dalle ore (da stabilire).

Per gli ospiti interni della Casa il servizio sarà gratuito, gli esterni verseranno una libera offerta per il funzionamento del centro.

N.B. Il centro sito in località Terre Longhe è raggiungibile con gli autobus municipali.

Il Centro diurno è per le persone anziane con età superiore ai 60 anni. L’adesione comporta un tesseramento con un modico costo annuale di £ (da stabilire), quale contributo per le spese generali.

Il Centro è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 09.00 alle ore16.00.

·        Centro sociale per giovani

La Casa al fine di realizzare un clima di integrazione tra gli anziani e il mondo dei giovani promuove anche un centro sociale atto a favorire concrete iniziative soprattutto nell’ambito della limitrofa area residenziale denominata “167”. L’Ente rende disponibile strutture all’uopo destinate (biblioteca, auditorium, spazi ricreativi antistanti) disciplinando con apposito regolamento la fruizione delle medesime. L’Auditorium della Casa è stato intitolato alla figura diun uomo che ha reso un grande servizio alla sua patria, il generale dei carabinieri Franco Romano. L’auditorium in un’ottica di apertura all’ambiente esterno, è spesso concesso in uso per incontri, dibattiti, convegni, feste ecc. La biblioteca è situata di fronte all’Auditorium, ed è stata allestita grazie ad un contributo del Patto Territoriale per il Matese. Oltre ai volumi molto interessanti, la biblioteca è dotata di cinque computer, di un collegamento internet, di un videoproiettore DVD e di un sistema per videoconferenze.

Al fine di avviare un processo di comunicazione e di informazione, all’interno e all’esterno, ha inizio nel dicembre del 1998 la diffusione di un giornalino, ovvero una news, della Casa di Ricovero. Il Presidente ha voluto titolare la news : “Ricominciamo si dalla solidarietà”  quasi a voler esaltare lo spirito sempre vivo della Istituzione. Trattasi di un foglio informativo, avente cadenza bimestrale sul quale vengono riportati avvenimenti particolarmente significativi sulla vita interna dell’Istituzione, la sua storia, curiosità, ricorrenze, programmi, andamento gestionale ecc.

Antonio Nuzzi : uomo della Provvidenza  

·        3 agosto 1926 : nasce a Boiano da Lucia Vallillo e Nicola Nuzzi;

·        11 febbraio : 1945 Compie la vestizione in Cattedrale;

·        15 febbraio : 1945 entra nel Pontificio Seminario Regionale  “Pio IX” di  Benevento, dove compie gli studi filosofici e teologici;

·        7 agosto 1949 : viene ordinato sacerdote da Mons. Alberto Carinci nella Cattedrale di Boiano;

·        21 gennaio 1950 : Riceve la prima parrocchia, “S. Giovanni Battista” in Civita di Boiano;

·        1964 : Diviene parroco dei SS. Erasmo e Martino in Boiano;

·        1 settembre 1977 : viene nominato Vicario Generale della Arcidiocesi di Campobasso-Boiano;

·        20 gennaio 1979 : Diviene Amministratore Apostolico della Arcidiocesi di Campobasso-Boiano;

·        15 marzo 1981 :  Viene consacrato dal cardinale Baggio, Vescovo di S. Angelo dei Lombardi, Conza, Nusco e Bisaccia;

·        12 aprile 1981 : Avviene l’insediamento  in diocesi;

·        31 dicembre 1988 : Viene trasferito alla diocesi di Teramo-Atri;

·        4 marzo 1989 : Inizia il servizio in diocesi;

·        7 agosto 1999 : Ricorre il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale

 

 Questi tratti storici non esauriscono la ricca e straordinaria vita di don Antonio Nuzzi.     Sicuramente è una elencazione riduttiva rispetto alle mille e più vicende che   

  compongono la sua notevole esistenza. Peraltro esula dallo scopo della presente

  trattazione l’idea di una biografia di don Antonio. Il desiderio invece è quello di

  presentare la persona come strumento della Provvidenza. Invero il lettore scorrendo le

  pagine di questo libro ha trovato dinanzi a sé la narrazione di eventi legati alla vita di

  don Antonio che sono autentiche testimonianze della sua fede totale e piena nella

  divina

  Provvidenza, che  mai abbandona chi confida in essa. Nell’economia della 

  Provvidenza

  un ruolo fondamentale è stato svolto dalla famiglia di don Antonio Nuzzi : mamma

  Lucia, Corrado, Lillina, Giuseppina, Elena. Queste figure hanno rappresentato per don

  Antonio non solo un punto di riferimento affettivo, ma soprattutto il luogo ideale ove la

  fede e l’idea di un apostolato per i poveri, i soli, gli abbandonati, i disabili, hanno

  trovato il clima e il terreno adatto per il loro sviluppo.  

Racconti di testimoni viventi.

 

Se avessimo voluto scrivere tutti gli eventi che hanno caratterizzato la storia e la vita dell’Opera, avremmo avuto necessità di alcuni volumi. Le tappe dei cinquanta anni di vita dell’Istituzione, sono state appena abbozzate. Quante altre storie si sarebbero potute raccontare, quanti episodi particolari si sarebbero potuti narrare. Ci si è fermati all’essenziale con la consapevolezza che il messaggio non ha bisogno di molte parole per sortire il suo scopo. Alcuni eventi particolarmente edificanti o talvolta singolari sono ancora vivi nel ricordo di testimoni presenti in mezzo a noi (Angelina Muccilli, Suor Bartolomea e altri), e meritano di essere accennati. Uno in particolare riguarda la protezione dei Cuori di Gesù e Maria nei confronti della Casa. Mentre erano in corso i lavori per la costruzione di un nuovo reparto della Casa di largo Episcopio, don Antonio, che si prodigava anche come muratore, si rende conto della pericolosità dell’operazione a causa di un terreno roccioso e molto instabile. Da sempre, nei momenti di difficoltà, don Antonio stringe la corona del rosario e si affida alla preghiera. Anche per quei lavori molto pericolosi invoca l’aiuto della Madonna per proteggere tutti gli operai. Proprio un secondo dopo che don Antonio chiede ad alta voce l’aiuto della Madre Celeste, si stacca un enorme masso dalla parete nord delle fondazioni del nuovo reparto e precipita a terra vicinissimo ad un operaio lasciandolo miracolosamente illeso. Questo avvenimento è stato narrato da persone che erano presenti e che confermano di aver assistito più volte ad altri episodi analoghi. Anche alcuni episodi relativi alla vita degli ospiti sono alquanto edificanti. Una notte don Antonio sogna che un anziano sta molto male ed ha bisogno del suo conforto. Alle prime luci dell’alba don Antonio si reca sollecitamente alla Casa di Riposo per sincerarsi dello stato di salute dell’anziano e lo trova agonizzante e riesce appena in tempo a dargli i sacramenti. Un’altro vecchietto da alcuni giorni chiedeva insistentemente di essere portato a Castelpetroso per vedere la Madonna. “Non fatemi morire senza aver visto per l’ultima volta la Madonna” chiede l’anziano. Un giorno grida a gran voce, “Non portatemi più dalla Madonna, ecco la vedo, è venuta lei da me” e dopo alcuni istanti è spirato beatamente. Così racconta l’episodio suor Bartolomea che era presente personalmente nel momento in cui ciò si è verificato. Molto simpatico è l’episodio di una anziana ospite da tempo ammalata. Nel ricevere la visita di mons. Carinci al suo capezzale, molto contenta delle attenzioni del prelato con voce tremante, quasi a scusarsi dice : “Eccellenza, se sapevo che venivate da me, vi avrei preparato un piatto di tagliolini in brodo”. Sicuramente simpatico, è l’episodio che riguarda un’altro anziano. Mentre seguiva la messa domenicale nella chiesa di SS. Erasmo e Martino, al momento dell’elevazione del sacramento, osservando dalla balaustra che fuori fioccava, grida a gran voce “Sciocca, sciocca! Ca mò putem accide ri puorci” tradotto  “  fiocca, fiocca, finalmente possiamo ammazzare i maiali” sotto lo sguardo imbarazzato ma comprensivo di don Antonio.

 

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