Il più piccolo
tra i comuni della Comunità Montana, è situato sui monti
del Matese e ci offre una veduta panoramica di naturale
bellezza affacciandosi a sud su tutta la città di Isernia
e sulla catena delle Mainarde e a nord sul massiccio del
Matese (comprendendo in tal modo tutti i rilievi che si
estendono sulla provincia).
Il territorio comunale presenta un'escursione altimetrica
decisamente superiore alla media dei comuni molisani:
permette, infatti di salire fino ai 1400 m.del Monte
Patalecchia e di scendere ai 700 metri del Vallone Lorda,
dall'omonimo torrente che, dopo aver attraversato l'intero
territorio, si getta nel Volturno. Il paesaggio
pittoresco, l'aria pura, il silenzio, le acque sorgive, e
l'estensione dei boschi ricchi di prodotti silvestri, come
fragole, lamponi e funghi e, non ultimo, lo stesso esiguo
numero di residenti e le sue stradine tortuose, strette e
non asfaltate, ne fanno luogo ideale per una vacanza in
completa armonia con la natura e la montagna alla ricerca
di un contatto veramente genuino con il mondo rurale e
agreste.
Lo stemma del paese porta incisa una torre, forse immagine
dell'antico castello.
Nei secoli andati si chiamava « Rocca di Pizzuto» e «
Castrum piczutum», od anche semplicemente «Pizzuto»;e
probabilmente deve il nome alla forma acuta del monte su
cui si aderge.
Il paese è letteralmente spaccato in due dal Fosso della
Cucina, un solco verde che attraversa tutto il centro
abitato, costituito da un piccolo agglomerato di antiche
case in pietra - alcune abitate, altre occupate solo
saltuariamente - con i caratteristici tetti in scandole di
pietra e le facciate in muratura a vista. Il centro è un
interessante quanto genuino esempio di architettura rurale
locale poiché non ha ricevuto interventi recenti di
ristrutturazione.
Cenni
storici
Non abbiamo notizie di
Castelpizzuto anteriori alla dominazione angioina. Nel
1269 Carlo I d'Angiò assegnò Castelpizzuto in feudo a
Tommaso d'Evoli. Al declinare del secolo, Castelpizzuto
venne diviso in tre parti, e i tre utilisti furono
Gualtiero da Ponte, Nicola Roccafoglia e, forse, Alferio
d'Isernia.
Morto Gualtiero senza prole nel 1312, la quota a lui
intestata venne incamerata e venduta al predetto Alferio.
Alferio d'Isernia nel 1316, avendo acquistato la quota del
Roccafoglia divenne signore integrale di Castelpizzuto e
nel 1333 gli successe il primo genito Nicola.
Si ignora quanto tempo durò la signoria dei d'Isernia,
quantunque si possa presumere che si protraesse per tutto
ilsecolo XIV. Cast elpizzuto divenne in tale periodo di
tempo, feudo dei Gaetani, che ne erano in possesso
certamente nel 1456, anno in cui ne figura titolare
Giacomo Gaetani.
In seguito fu feudo dei Pandone ai quali successero i
Capece Galeota, il cui dominio fu brevissimo. Dai Galeota
il fuedo passò alla famiglia d'Agostino; e Silvia d'Agostirio
isernina (consorte di Cesare di Blasio, triventino) ebbe a
successivi eredi nel feudo i figli Giulio Cesare e Donato.
La d'Agostino nel 1575 vendette Castelpizzuto ai Terzi che
a loro voltacedettero Castelpizzuto ad un membro della
famiglia Monacello. Nel 1597 Silvia d'Agostino riscattò
il feuido che più tardi, o pervendita o per eredità,
passò in dominio dei Marchesano,
che lo venderono in
favore della casa di Blasio.
Ai di Blasio successe casa Sommaia, ed a questa la
famiglia de Vincentiis
anteriormente al 1640, e fino al 1713, quando morì
Francesca de Vincentiis consorte di Carlo Terzi cavaliere
di San Giacomo. In tal modo, Castelpizzuto tornò alla
famiglia Terzi, che la detenne in feudo sino all'eversione
della feudalità, col titolo di Conte.
L'ultimo titolare dei
Terzi per Castelpizzuto fu il Conte Pasquale Terzi, in
vita nel 1806.
Il paese rimase sempre terra molisana: nel 1807 fu
assegnato al distretto di Isernia e governato da
Monteroduni; nel 1815 divenne infine comune autonomo
dipendente da Cantalupo del Sannio.
Contesto
economico
Un primo passo verso lo
sfruttamento delle
risorse naturali è stata
la scoperta delle caratteristiche oligominerali della
sorgente "La Folgara" e la conseguente
commercializzazione dell'acqua "La castellina".Per
il resto Castelpizzuto è un paese scarsamente popolato,
con un'economia prevalentemente agricola e
pastorale.
Da
visitare:
|
Il
castello: |
|
Conserva
nella struttura le forme tipiche di un edificio
medioevale adibito a scopi militari - sono infatti
visibili segni delle antiche fortificazioni - e
poi rimaneggiato secondo una prassi altrettanto
tipica in epoca rinascimentale per assecondare
esigenze non più difensive.
|
La
chiesa di Sant'Agata: |
|
Di
origine medievale, fu costruita nei pressi del
castello, seguendo lo schema emblematico di quel
periodo. Più volte restaurata, colpisce il
visitatore per l'estrema semiplicità.
Sorge,all'entrata dei paese nella parte bassa,
separata da una stretta via dal palazzo baronale
che conserva ancora una torre angolare cilindrica.
Sull'architrave della porta, che consente
l'accesso alla chiesa, è incisa la data del 1594,
l'anno di costruzione.
L'uscio della porta ricorda che un Libetti lo
lavorò e mise a posto nel 1752: non è chiara,
invece, una breve iscrizione murata nel campanile
contiguo, che pare assai meno anziano
dell'edificio: edificio il cui interno, per la
superlativa semplicità, sembra simboleggiare
l'umiltà cristiana, e la povertà esaltata dal
Poverello di Assisi. |
Gastronomia
Minestra di farro e
grano, l'acquaonta (farina integrale con poca
acqua e sugo), mbaniccia (pizza di verdura e
pane), polenta e salsiccia, formaggi tipici (di capra e di
pecora)
Festività
Sant'Agata (patrona di
Castelpizzuto) 5 Febraiao
|
|