ATTRAVERSO
LE DIVERSE FASCE VEGETAZIONALI
Il
percorso inizia dal centro urbano di S. Polo seguendo una strada
sterrata che porta fino a Fonte S. Maria dove accanto ad una
sorgente c’è una cappella votiva. Si prosegue con una
mulattiera che conduce attraverso una bellissima faggeta ai Prati di Civita, un’ampia distesa prativa utilizzata come
pascolo intermedio durante la migrazione stagionale delle pecore
tra il fondovalle e l’altipiano per rendere più lungo il
periodo dell’alpeggio. Altri pianori destinati a pascolo li si
incontrano continuando il cammino verso monte, in località
Iaccitelli e alla Piana dell’Acerone. La presenza di questi
pascoli ad una altitudine appena un pò superiore ai 1000 metri
sembra contraddire la successione, ricorrente nel comprensorio
matesino, tra colture, bosco e pascolo determinata
dall’altimetria la quale, a sua volta, è caratterizzata da un
determinato clima, fattori che condizionano l’attecchimento alle
varie quote di specifiche essenze vegetali ed arboree. Questi
pascoli costituiscono delle eccezioni che confermano la regola che
vede gli ambienti naturali succedersi dalla pianura alla montagna
secondo le fasce vegetazionali. Appena superata questa zona il
sentiero comincia ad inerpicarsi perché aumenta la ripidità del
pendio; questa, insieme al forte dislivello tra monte e valle,
costituisce uno dei caratteri distintivi della montagna la quale
è connotata dall’energia con cui sono stati formati i suoi
rilievi (al contrario, per spiegarci, delle colline che invece
hanno una morfologia dolce): per questo aspetto il Matese è,
dunque, una vera e propria montagna. Il versante della montagna
diventa più accidentato e così per la ripidezza del pendio vi
sono pochi sentieri per salire a Campitello. Dovendo evitare le
pareti delle Tre Finestre sotto le cui cime si trovano profondi
canaloni ombrosi come il Fosso della Neve, non rimane che passare
per il Guado della Borea il quale è tra i pochi valichi del
gruppo montuoso. Del resto è lo stesso toponimo «guado» a
rimandare alla funzione di passaggio. In generale qui la
toponomastica è significativa: Colle di Mastro Cosimo, nei pressi
del Guado della Borea e Colle Samuele, che sta un pò discosto,
rimandano ad episodi di brigantaggio, mentre Colle Bellavista,
sempre verso il passo, è un nuovo toponimo creato qualche
decennio fa a fini di richiamo turistico. Una volta raggiunto il
culmine del passo l’andamento del rilievo si fa ondulato. La
montagna acquista l’aspetto di un altopiano per la presenza di
una serie di doline come quella di Campo dell’Orso che sono
conche chiuse, non molto ampie, prive di deflusso all’esterno di
esse delle acque meteoriche che devono così infiltrarsi negli
inghiottitoi (fessure poste nel fondo della dolina tipiche delle
zone carsiche). Gli unici segni antropici sono stazzi e rozzi
rifugi, piuttosto che ricoveri per pastori. Da poco si sono
aggiunte in località Sogli, appena valicato il Guado della Borea,
strutture per l’abbeveraggio. Nel centro di questa conca prativa
che un tempo doveva essere un lago primaverile (così come per gli
altri bacini quali Campo delle Ortiche, Campo dell’Arco, ecc.
che si aprono tra le vette del Matese, montagna dalla natura
carsica di cui si è detto) vi è un pozzo per la raccolta delle
acque, convogliate ad essa con opere di drenaggio, a servizio
dell’allevamento la quale sottolinea quasi l’immagine del
bacino. Al di sopra di questi prati che formano un grande
altopiano il quale costituisce il pascolo d’alta quota si apre
la veduta della Gallinola, il cui toponimo descrive la sua forma
che assomiglia a quella di una cresta. Questa è la seconda vetta
del massiccio del Matese dopo monte Miletto, la quale presenta un
profilo tormentato con pareti formate da nude rocce che si pongono
in forte contrasto con i pascoli e i boschi sottostanti. Il
paesaggio cambia staccandosi nettamente da quello dei rilievi
sottostanti con i loro rivestimenti boscosi, mentre qui le pareti
rocciose, vagamente dolomitiche, rievocano l’immagine classica
della montagna alpina consacrata dai pittori ottocenteschi. La
montagna ora acquista un aspetto severo assumendo un cipiglio da
dominatrice del territorio che la circonda, nel quale non è la
pianura, quella della vallata dell’alto Biferno, ad essere
l’elemento centrale della struttura geologica dei luoghi (come
pure si verifica altrove, ad es. nella Pianura Padana), bensì la
montagna in quanto la pianura essendo di origine alluvionale è
piuttosto il frutto del deposito di detriti scivolati dalle pareti
del Matese. L’ambiente montano è disponibile solo per
l’allevamento che si svolge, quello bovino, nell’altopiano,
mentre gli ovini si adattano ai magri pascoli che stanno alle
quote più elevate. L’alpeggio è ormai ridotto di consistenza e
ciò sta comportando, anche perché l’economia del bosco è
ormai diventata inesistente, la cancellazione di molti sentieri
non più praticati dall’uomo. Il CAI perciò, recuperando
sentieri e attrezzandoli con cartelli indicatori come in pezzi di
questo percorso, rende un servizio importante, permettendo la
fruizione e la conoscenza delle nostre zone montane. Un cenno
spetta di diritto alle presenze umane che si possono incontrare
lungo questo itinerario, che sono i boscaioli, i pastori, oltre ai
cacciatori. Per quanto riguarda i pastori bisogna distinguere
quelli che percorrevano il tratturo, che sta all’inizio del
nostro percorso, nel Comune di S. Polo e quelli che praticano la
monticazione. La differenza tra alpeggio e transumanza sta nel
fatto che mentre in una società transumante alla pastorizia si
aggiunge il nomadismo, con l'alpeggio o monticazione si ha sì una
società che dipende dai prodotti della pastorizia, ma che pur
nello spostarsi stagionale fra monte e piano ha un rapporto
stabile con il territorio. Perciò i pastori sono i più assidui
frequentatori della montagna ed essi possono fornire preziose
indicazioni agli escursionisti; l'incontro con i pastori è dunque
un'occasione di arricchimento di informazioni sui luoghi sia che
si tratti di pastori del posto sia che si tratti di pastori di
origine slava, presenti pure sul Matese, assunti da qualche
proprietario di bestiame, l'unica categoria di operatori del
comparto agricolo che, dalle nostre parti, ha dei dipendenti, in
quanto i proprietari di terreni qui da noi piuttosto che assumere
addetti dà i propri campi in affitto o li concede in mezzadria.
Infine il percorso giunge a Campitello che è una delle maggiori
stazioni sciistiche del Centro-Sud d'Italia, ma anche una località
di grande rilevanza paesaggistica caratterizzata da una estesa
conca sul fondo della quale fino a qualche decennio or sono si
formava un lago per l'ostruzione dell'«inghiottitoio» (un
fenomeno legato al carsismo del Matese) con terriccio o altro
materiale impermeabile.
Campitello è anche un insediamento
turistico i cui limiti sono che esso è stato creato da un'impresa
privata piuttosto che dalla popolazione locale e che vi sono molte
case per vacanze e relativamente pochi alberghi.
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di
Francesco Manfredi
Precauzioni
Scarpe da trekking,cambio,giacca
tanica d'acqua.
Dificoata :E.
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Piana Acerone
Campo Ruzzo
Capo d'acqua
Campitello
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