Graziosa cittadina di origini antichissime,
Alife, situata nella valle del Volturno, circondata
dalla catena dei monti del Matese e attraversata dal
torrente Torano che rende il suo territorio fertile e
adatto all'agricoltura, è una cittadina di rilevante
significato storico e archeologico per le importanti
testimonianze antiche e medioevali che conserva.
L'odierna Alife sorge sul luogo dove sorgeva
la colonia romana di Alliphae, al centro di importanti
vie di comunicazione e di una vasta rete di
centuriazione del I secolo a.C. ancora mantenuta
nell'attuale tessuto rurale; il suo centro cittadino,
infatti, conserva la forma di castrum romano
fortificato, con vie rettilinee che si incrociano
ortogonalmente, e con quattro porte in corrispondenza
del cardo e del decumano.
Sull'origine di Alife ci sono varie leggende: per alcuni
la città risalirebbe a Noè, per altri ad Eracles, un
generale degli Arcadi; c'è chi sostiene che sarebbe
stata fondata da un componente del gruppo di Diomede al
ritorno della guerra troiana; altri l'attribuiscono ad
Enea, altri ancora la fanno derivare dall'emigrazione
Sabellica che, fermandosi ai piedi del Matese, diede
origine a Boiano, Telese, Isernia ed Alife. L'ipotesi più
accreditata sostiene che gli Osci, nel V secolo a.C.
occuparono il territorio alifano collinare, creando uno
dei centri più importanti della valle del Medio
Volturno. A testimonianza della sua potenza economica,
Alife ebbe, nel IV secolo, una zecca ed anche una
propria moneta .
I due esemplari conservati nel Museo Nazionale di
Napoli, presentano, nel verso, la figura del "Toro
androprosopo", dal quale sembra abbia preso il nome
il vicino corso d'acqua, il Torano.
Alife fu la prima delle quattro città del
Sannio Pentro ad essere conquistata dai Romani nello
scontro con i Sanniti del 326 A.C. e, alla fine delle
guerre, fu dichiarata praefectura sine suffragio, cioè
senza diritti di suffragio e cittadinanza. Ma durante le
guerre puniche, la grande vittoria dei Romani contro
Annibale, ad opera del console Fabio, conferì alla città
onore e gloria. Quando poi la città, per la sua
posizione strategica, diventò colonia militare ed
accolse una colonia di plebei romani, ebbe un governo
proprio guidato dalle famiglie dei Ponzi, degli Apulei e
degli Acili Glabrioni, che raggiunsero il rango
senatorio già nella prima età imperiale. Alife, ben
difesa da ampie mura, aveva magnifici templi, superbi
edifici, acquedotti, mausolei, un anfiteatro,
criptoportici, palazzi ed aristocratiche ville, di cui
ancora oggi si scoprono pavimenti a mosaico, colonne e
peristili. Dopo il terremoto del 369 d.C. la città e le
sue mura furono in gran parte ricostruite. Quando i
Longobardi crearono il Ducato di Benevento, Alife
divenne uno dei 24 gastaldati, ma perse i suoi Vescovi e
fu bersaglio delle feroci guerre tra Bizantini,
Longobardi e Saraceni. Con la divisione del Principato
di Benevento in tre entità politiche, Alife entrò a
far parte della Contea di Capua, e, nel 965, divenne
contea autonoma ed ereditaria. Alla fine del X secolo,
le discordie tra i Longobardi di Salerno e quelli di
Benevento fecero correre in aiuto di questi ultimi i
Saraceni, che distrussero e bruciarono Alife e Telese.
Dopo le incursioni saracene, gli Alifani, non potendo
ritornare nella loro città completamente rasa al suolo,
scelsero Piedimonte e Castello, situati in posizione
dominante e di maggiore sicurezza, come seconda loro
patria.
Nel secolo XII, la città fu governata dal
conte normanno Rainulfo III che sposò una sorella di
Ruggiero II; Rainulfo portò da Roma, per liberare la
città dalla peste, i resti mortali del Pontefice San
Sisto I, che divenne il protettore di Alife. Nel 1138
Ruggiero II, in seguito a contrasti sorti con Rainulfo,
ordinò la distruzione della città e l'incendio che
seguì distrusse monumenti ed opere d'arte. Alife perse
gran parte della sua importanza e rimase solo un modesto
centro rurale, anche se furono fatti vari tentativi di
ricostruzione. Numerose sono state le dinastie di
feudatari che si sono succedute nel possesso di Alife:
dal 1178 i Gaetani, che cedettero il feudo agli
Schweisspeunt nel 1194; dal 1121 al 1269 i d'Aquino, che
usarono per la prima volta lo stemma con l'elefante e
diedero alla città il suo primo statuto.
Dal 1269 fino al 1301 ci fu la Casa di
Fiandra; e poi, fino al 1307 i d'Avelle; dal 1307 al
1345 i Janville; dal 1345 al 1404 i Marzano e poi, fino
al 1407, gli Stendardo; dal 1407 al 1419 gli Origlia;
fino al 1459 di nuovo i Marzano e poi ancora i Gaetani;
dal 1482 al 1561 la dinastia Diaz Carlon con i quali
Alife conobbe uno dei periodi più splendidi della sua
storia perchè vennero rifatti ed aggiornati gli Statuti
e, nel 1536, il primicerio della cattedrale, Aloisio
Acilio, mise in funzione una stamperia libraria e
pubblicò alcuni testi inediti. Nel 1561 Filippo II, per
punire il conte Ferrante II Diaz Carlon che aveva
partecipato al delitto di una sua sorella, ordinò la
distruzione di Alife che fu saccheggiata e distrutta
dalle sue truppe, aiutate da quelle del papa Pio IV.
L'antica città romana fu quasi interamente abbandonata;
anche il vescovo Giacomo Gilberto de Nogueras, insieme a
tante altre famiglie di Alifani, scelse come sua
residenza, la vicina Piedimonte; nel 1620 il feudo di
Alife passò ai Gaetani d'Aragona, signori di Piedimonte.
Alla fine della feudalità, nel 1806, nella piana in
cui, in tempi remoti, vi era un lago, nato
dall'ostruzione dell'antica valle del Volturno causata
dalle eruzioni del vulcano di Roccamonfina, incominciò
una lentissima ripresa economica. Nell'ottobre del 1943,
un terribile bombardamento americano rase al suolo quasi
la metà della cittadina e gran parte del suo centro
storico, che fu poi ricostruito al termine della guerra.
Oggi Alife è un florido centro agricolo;
infatti, nella zona pianeggiante del suo territorio,
prevalgono le colture di cereali, delle leguminose e dei
foraggi e particolarmente pregiati sono i prodotti
ortofrutticoli. Nei terreni in collina è coltivato
l'olivo e ci sono innumerevoli vigneti che danno
ricercate qualità di vini tra le quali il "pallagrello",
conosciuto già nell'epoca romana.
Di notevole interesse artistico sono:
- l'Anfiteatro Romano, ancora coperto da uno
strato molto spesso di terra, individuato grazie a foto
aeree e a saggi di scavo poco al di fuori delle mura,
era il quarto più grande anfiteatro dopo il Colosseo,
quello di Pompei e quello di Capua.
- il Parco delle Pietre ,
dove sono stati rinvenuti sarcofagi e cornici, cippi con
iscrizioni e sculture divelti dagli aratri o recuperati
tra detriti di scavo.
- la Cappella della Madonna delle Grazie, che
sovrasta una tomba romana ipogea a pianta circolare.
Lungo la strada un imponente mausoleo romano, il
Torrione, ha restituito durante un recente restauro un
tesoro di follari e monete del basso medioevo;
- il Criptoportico romano ,
collocato nella parte orientale della città all'interno
delle mura, è una galleria rettangolare ad U, lunga
oltre cento metri, molto ben conservata; composto da due
ambulacri coperti da volta a botte comunicanti tra loro
per mezzo di 30 archi, illuminati da 21 aperture
quadrate, fu realizzato in opera incerta con volte
semiogivali poggianti su una fila di 31 pilastri
centrali.
- la Cattedrale
di Santa Maria Assunta;
- i resti del Teatro realizzato in opus incertum
durante l'età Sillana ed ampliato sotto gli Antonini.
- il Mausoleo
degli Acili Glabrioni;
- le mura
della cinta muraria.
Fra gli eventi si ricorda:
- la festa in onore di S.Sisto ,
patrono della città, che culmina il 10 agosto, con
spettacolari fuochi pirotecnici;
- la sagra della cipolla che si tiene nella prima
settimana di Settembre, durante la quale è possibile
gustare piatti tipici ed assistere a gare di ballo e
concorsi a premi, con la premiazione della cipolla più
grande.
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