Il primo settembre di ogni anno si svolge la festa di S. Egidio,
un santo venerato in una chiesetta rurale posta circa a quota 1000
metri. Si tratta, quindi, di un santuario collocato in altura e i
santuari spesso, come le fortificazioni, sono luoghi difficili da
raggiungere. Il pellegrinaggio in genere è faticoso quanto la
conquista militare; molti dalla città situata a quasi 500 m.
s.l.m. raggiungono a piedi S. Egidio la mattina della ricorrenza
superando i 500 metri di dislivello mediante un ripido sentiero
che attraversa le località di Pincere (che prende il nome da
"pincio" cioè tegola, perché qui fino a pochi anni fa
si producevano i laterizi) e di Mucciarone (un agglomerato di case
oggi abbandonato). Questo culto ha un carattere fortemente locale
ristretto ad un'area che ora comprende unicamente Boiano e che
prima era sentito anche dalla gente di Campochiaro e S. Polo, due
paesi vicini dai quali giungevano in gruppi, con termine desueto
in "compagnie" di pellegrini scavalcando il Guado
dell'Olmo. Questo della fatica del cammino è una caratteristica
significativa del pellegrinaggio che è il simbolo della vita
terrena, che è appunto un "cammino", costituendo il
santuario il punto di arrivo per la salvezza personale. Il
santuario di S. Egidio si presenta come un complesso formato da
edifici (la chiesa e il rifugio) e da un recinto oltre che, nel
giorno della festività, da tende da campeggio raccolte intorno
alla chiesa (richiamano quelle residenze provvisorie che si
costruivano intorno ai principali santuari in occasione delle
celebrazioni religiose che coincidevano anche con lo svolgimento
delle fiere). Lo spazio circostante al santuario serve per le
funzioni rituali e per questo motivo oltre che per renderlo sicuro
dagli animali è stato recintato. Il rifugio presenta un androne
che sta sempre aperto offrendo la possibilità di ricovero per la
notte. Il rifugio dispone, insieme a questo locale di fortuna, di
un vano attrezzato per cucina comune e di un altro vano per il
pernottamento. Ha conservato, in definitiva, il carattere
originario di eremo sorto vicino ad una sorgente montana, la quale
costituisce un punto di sosta obbligato. Per comprendere
l'importanza di questa fonte con annesso abbeveratoio va
considerato che le montagne carsiche come il Matese sono povere di
acque correnti superficiali per l'elevata permeabilità del
terreno; l'acqua sgorga all'aria aperta dando origine ad una
sorgente solo quando dopo essersi infiltrata nel sottosuolo trova
uno strato di materiale impermeabile (argilla) che le impedisce di
continuare la sua erosione della roccia calcarea (il processo
erosivo è la causa del carsismo). C'è anche un'altra sorgente
nelle vicinanze ed è la Fonte dei Lontri situata all'inizio del
Fosso della Strega e queste due fonti e i loro abbeveratoi sono
tra i pochi segni antropici del paesaggio storico della montagna.
Queste due sorgenti sono vitali per permettere il pascolo degli
animali sui prati che si estendono nei dintorni di S. Egidio. Si
tratta di pascoli intermedi che consentono di allungare il periodo
dell'alpeggio, senza i quali altrimenti la migrazione stagionale
delle bestie sarebbe avvenuta direttamente tra il fondovalle e
l'altopiano; ai primi freddi gli animali sarebbero dovuti
ridiscendere in basso, nelle stalle, e così si sarebbe accentuato
il problema, un tempo particolarmente gravoso,
dell'approvvigionamento del fieno per l'inverno. La sorgente di S.
Egidio è un punto obbligato di passaggio pure per l'escursionista
che qui può riempire la sua borraccia. La via che seguivano i
pellegrini da Boiano a S. Egidio e che continuano a seguire i
fedeli è un importante percorso escursionistico perché è un
tratto del Sentiero Italia, la principale direttrice pedonale che
congiunge tutta la Penisola voluta dal Club Alpino Italiano.
Questo sentiero, usato pure dagli animali nella loro
"transumanza" verticale, è facilmente distinguibile nel
bosco, ma appena usciti sui prati prossimi a S. Egidio non si
legge più perché gli animali cominciano ad errare pascolando; a
soccorrere vi è la segnaletica, fatta da paletti che sorreggono
cartelli indicatori con le classiche bandierine bianche e rosse,
apposta dalla Sezione di Campobasso del C.A.I.. Si tratta di un
sentiero, questo che inizia da Boiano e, dopo S. Egidio, prosegue
per il Guado della Borea e quindi per l'alta montagna, che
attraversa tutte le fasce vegetazionali e perciò di grande
interesse naturalistico. Non siamo di fronte sempre alla
vegetazione originaria, ma vi sono pure boschi di conifera (sopra
Civita, lungo la strada detta di "don Geppino") frutto
di rimboschimenti novecenteschi. Se è vero che i pini sono
estranei alla vegetazione naturale essi, però, contribuiscono ad
arricchire la diversità della flora, per la quale l'area matesina
è al primo posto nella regione: ciò è dovuto al fatto che
questo ambito, pur non essendo una parte molto vasta del Molise,
ha al suo interno una diversità di altitudini e perciò una
varietà di condizioni climatiche. La pineta è, comunque, poco
estesa, mentre nelle associazioni vegetali di questa zona domina
il faggio. In definitiva, si può dire che bosco e pascolo
costituiscono le forme principali di utilizzazione del suolo in
questa località tra le quali sta avendo la prevalenza il bosco
che si va estendendo su ex-coltivi, prati e pascoli ormai
abbandonati per la forte emigrazione che ha colpito pure Boiano, i
cui cittadini partiti financo per l'America portano sempre nella
memoria S. Egidio.
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di Francesco Manfredi-Selvaggi