L'abito era preferibilmente di panno di
lana o di cotone grossolano, a seconda
della stagione. La camicia era di cotone
di bianco, ravvivata da un fazzoletto
legato sotto il mento di colore rosso.
Al di sopra della camicia si indossava un
panciotto di pelle o di panno.
I pantaloni, sempre scuri, di panno di
lana o di cotone, erano lunghi fino a
sotto il ginocchio, con spacchetti ai lati
che permettevano facilità di movimento,
abbelliti da nastri rossi.
Le calze erano bianche, di lana o di
cotone, mentre ai piedi si calzavano
gli scarpitti. Immancabile era una
cappa di lana tessuta in casa, o di panno
scuro, identico ai pantaloni. Il colletto
era alto a pistagnina e in qualche
occasione con una duplice mantellina sulle
spalle.
Il cappello di feltro poteva essere di
colore nero o marrone con falde spioventi.
Le Calzature "Gli Scarpitti"
Prima dell'uso delle scarpe furono
adoperati gli zampitti, calzature
prettamente campagnole, analoghe alle
ciocie laziali, ispirate all'antico
modello dei calzari romani, nonché greci,
cioè una specie di sandali con strisce di
cuoio incrociate, dei quali troviamo larga
testimonianza nell'iconografia dell'Italia
del quattrocento. Erano usati sia dalle
donne che dagli uomini.
A Scapoli vengono indicati con il termine
di ciocie o ancora più comunemente
scarpitti. Erano pezzi di pelle di
asino, di bue, di cavallo o di maiale,
poco più grandi della pianta del piede in
modo da poter essere sollevati tutt'intorno,
tenuti stretti su di essi e fermi mediante
cordicelle annodate. Le stringhe, lucidate
ed ammorbidite con olio di oliva o con
grasso di maiale mescolato con fuliggine,
salivano lungo la gamba in vari ed
originali intrecci, per tenere ferme anche
calze di pezza e si allacciavano al di
sopra del polpaccio. L'uso degli scarpitti
è attestato anche prima della seconda
guerra mondiale; l'unica modifica del XX
secolo, è rappresentata dalla sostituzione
del cuoio con la gomma dei pneumatici
d'auto.