di Francesco Manfredi-Selvaggi
Bojano è una città fondata dai romani, la cui
rete viaria a scacchiera è stata rispettata anche nel periodo
medioevale quando questo luogo venne riabitato. La popolazione,
che nelle epoche barbariche si era ritirata sull'altura, si installò
nuovamente nella città romana la quale così mostra
di non essere stata una creazione artificiale, voluta solo per
ragioni di controllo delle irrequiete tribù sannitiche,
ma di essere un autentico luogo urbano in grado di attrarre anche
dopo secoli di abbandono. La "permanenza" è uno
dei valori principali delle entità urbane e tale capacità
Bojano la ha ampiamente dimostrata nel corso dei millenni con
la giustapposizione sul medesimo sito di numerose civiltà.
L'impianto dell'età romana si rivela non uno schema astratto,
bensì una forma urbanistica efficace che contiene le caratteristiche,
quali il legame con una importante strada di comunicazione, la
via Minucia, che consentono ad una città di esistere. Dunque,
Bojano o almeno la sua parte storica presenta molti strati per
la sovrapposizione di più fasi edilizie da quella romana
a quella medioevale fino a quella ottocentesca. La comunità
locale ha una forte consapevolezza dell'antichità della
sua storia che ha come precursore Bonifacio Chiovitti, un archeologo
dilettante o, come si diceva allora, nel XIX secolo, un "erudito"
al quale è intitolato l'Archeoclub del posto. Questa passione
per l'archeologia si scontra, però, con difficoltà
oggettive che sono le stesse in ogni area urbana dove si sono
accumulate testimonianze architettoniche di periodi diversi: è
difficile condurre campagne di scavo negli ambiti cittadini, così
come espropriare i palazzi in città per mettere in luce
i reperti che si rinvengono, a differenza di quanto si verifica
in campagna. Perciò a Boiano le esplorazioni archeologiche
si limitano a tracce di murazioni visibili in cantine oppure a
resti presenti nei cortili. Vi sono ritrovamenti recenti di tratti
di una strada romana nel letto del fiume Calderai fatti in occasione
dei lavori di sistemazione di questo corso d'acqua e l'amministrazione
comunale ha affidato ad una ditta specializzata l'indagine estesa
all'intera asta fluviale. La stessa amministrazione ha in animo
di eliminare la fontana che sta nel centro di piazza Duomo, di
fronte alla cattedrale, per rimettere in vista ruderi oggi coperti.
È una scelta significativa quella di voler evidenziare
il passato della città per riscoprire le proprie origini,
che va di pari passo con quella della costituzione del "museo
sannitico" dove conservare gli oggetti mobili antichi trovati
in questo territorio. Con la legge sull'intervento straordinario
per il Mezzogiorno è stata finanziata la ristrutturazione
del palazzo Colagrosso, un palazzo signorile di inizio novecento,
per adattarlo alla funzione museale. Si tratta di un palazzo posto
al centro della città e così il museo si troverà
inserito in una delle parti dell'agglomerato più rappresentative
della sua storia. Ciò permetterà al museo di instaurare
un rapporto con le preesistenze archeologiche urbane e, in particolare,
con il giardinetto retrostante al municipio dove sono collocati
diversi monumenti funebri ed iscrizioni alla stregua di un museo
all'aperto. Nel campo dei beni di interesse storico vanno inclusi,
in base ad un decreto ministeriale del 1976, anche i tratturi
dei quali uno, il Pescasseroli-Candela, attraversa Bojano. Qui
insieme al tratturo vi è un "regio riposo", quello
di località S. Margherita, un grande appezzamento di terreno
pascolivo, dove le greggi potevano stazionare durante lo spostamento
itinerante; non vi è alcun manufatto perché i pastori
transumanti dormivano all'aperto, senza neanche l'uso delle tende.
La storia di Bojano si intreccia strettamente con quella dei tratturi
perché se è vero che la pastorizia è un tipo
di economia che non può essere mirata all'autosufficienza,
ma allo scambio, allora abbiamo che i centri di mercato, come Bojano, hanno avuto un ruolo fondamentale.
Bojano è l'unico
insediamento dell'area matesina in cui il tratturo passa proprio
per il nucleo urbano e questa deve essere la ragione della diversità
dagli altri paesi sia per funzioni perché mentre Bojano
è stato una città mercantile, il resto dei comuni
della zona sono legati alla produzione agricola, sia per dimensioni.
Per quanto riguarda quest'ultimo punto si può dire, contrariamente
a quanto molti pensano, che al tratturo si associa come forma
di insediamento abitativo non il villaggio, come vuole tanta retorica
sulla transumanza, ma la città perché questa ospita
il mercato. Così come la rete dei tratturi è servita
a definire il disegno del territorio molisano, analogamente il
tratturo Pescasseroli-Candela ha condizionato lo schema urbanistico
di Bojano basato su di una scacchiera viaria nella quale una delle
arterie, la principale, coincide proprio con il tratto urbano
del percorso tratturale. Del resto, questo stretto legame tra
città e tratturo è inevitabile se si considera ciò
che si è affermato in apertura e cioè che le città
sorgono per lo più soltanto in zone aperte con facili comunicazioni
e lo stesso fa il tratturo il quale predilige anch'esso gli ambiti
di pianura percorribili senza sforzi particolari.
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