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Roccamandolfi "Veduta"
(1150 abitanti - 850 mt. s.l.m.)
Immerso nella tranquillità dei monti, l'attuale centro di Roccamandolfi riesce a celare a malapena un passato medievale fatto di clamorosa gesta di guerrieri e di dame... guerriere. E' una località oggi rinomata soprattutto per l'allevamento del bestiame e la produzione del latte, dipendenti dalla pratica della pastorizia che, ancora oggi, rappresenta il settore trainante dell'economia locale. Il tutto assecondato dalle caratteristiche naturali del territorio, prevalentemente montuoso e dalla vicinanza ai pascoli di Montagna del Matese. Certamente oggi i mezzi a disposizione degli allevatori e piccoli proprietari locali sono aumentati e migliorati, il che consente di praticare l'attività con minore incertezza rispetto al passato.
Si diceva delle avventure cavalleresche che caratterizzarono il Medioevo nel luogo. A pochissima distanza dall'attuale centro abitato resistono a malapena le strutture del castello che fu edificato in epoca longobarda, secondo una versione, da Maguinulfo (da cui dipenderebbe il nome antico del luogo Rocca Maginulfa). NEl 1196, Ruggero Di Mandra, discendente di Riccardo, personaggio eminente della corte normanna, vi resistette ai limiti del possibile all'assedio degli Svevi. Il particolare dimostra come fosse quasi impossibile riuscire a penetrare in un maniero che era stato edificato proprio per rafforzare la linea difensiva del Matese. Una conferma sarebbe giunta qualche decennio più tardi, ancora in occasione di un momento particolarmente delicato per la storia del Regno. Federico II aveva, con un editto, ordinato l'abbattimento di tutte quelle fortezze che potessero rappresentare un pericolo per il potere centrale. Tra queste ricadeva Roccamandolfi. Il suo "signore", il conte di Molise, Tommaso da Celano, non chinò la testa di fronte al diktat. Concentrò nel castello la massima parte dei suoi soldati e resistette all'attacco di Tommaso d'Aquino che per farlo capitolare scelse la via dell'assedio. Il conte fuoriuscì nottetempo dalla fortezza e, dopo aver raccolto un buon numero di armati, volse alla riconquista del castello di Celano. L'impresa riuscì ma risultò inutile, poiché nel contempo la moglie, Giuditta, che aveva preso il comando di Roccamandolfi, non resse alla pietà per le condizioni dei suoi uomini, ormai debilitati, e si arrese (correva l'anno 1221). Dopo tali avvenimenti, poco alla volta, castello e borgo perserò d'importanza, passando in modo sistematico da un feudatario all'altro. VAnno ricordati, a questo proposito i Gaetani (XV secolo) ed i Pignatelli.
La Rocca, che sovrasta, da un colle inaccessibile, l'attuale abitato, è in rovina. Si conserva ancora parte della cinta muraria. La sua particolarità è data dalle torrette cilindriche che non poggiano su fondazioni bensì sono ricavate nella stessa cortina. E il Medioevo è ancora "presente" anche all'interno di Roccamandolfi. Basta percorrere il breve tratto di strada che conduce alla chiesa parrocchiale di San Giacomo per rendersene conto. Transito obbligato per giungere all'edificio è un sottopassaggio arcuato nei cui pressi sono murati frammenti lapidei di epoche passate. La chiesa all'interno custodisce un altare settecentesco ed una scultura lignea riproducente San Gaetano del Di Zinno. Da notare anche la croce del XIV secolo pota nella via omonima.

Non mancano a Roccamandolfi tradizioni e racconti popolari che accrescono nel visitatore la curiosità sulla vita che si conduceva in passato nel centro. Tra questi quello di Sabatino Maligno, un pastore che vide la propria moglie sedotta dal "Don Rodrigo" locale e che per essere "tolto di mezzo" fu ingiustamente accusato di un omicidio non commesso. Per lui si aprirono subito le porte del carcere dal quale sarebbe comunque ben presto evaso con propositi vendicativi. E tenne fede alle sue intenzioni, una volta fuori, organizzando una banda che seminò il terrore nel circondario. Morì in circostanze misteriose, forse ucciso dai suoi stessi compagni nel 1812. Le autorità del luogo colsero l'occasione per dare un avvertimento a chi dentro di sè covava oscuri propositi. L'ex pastore fu, infatti, decapitato, e la sua testa fatta pendere dal campanile della chiesa parrocchiale.Nei mesi caldi Roccamandolfi si rivela un centro particolarmente vivo. A Giugno viene festeggiato San Liberato e viene organizzata una fiera di merci varie. La prima domenica dello stesso mese si tiene la sagra della "lumaca" un piatto che soprattutto nel passato, e per ragioni diverse da quelle odierne, veniva consumato in una larga fascia di comuni molisani. La pastorizia vive il suo giorno migliore alla metà di Agosto quando presso il pianoro denominato "Campitello di Roccamandolfi" - uno spiazzo naturale circondato da vegetazione ed alture, dove tra le altre cose sono in preparazione tracciati per lo sci d'erba - ha luogo la festa del Pastore. In questa occasione vengono preparati sul posto i piatti tipici della gastronomia locale legati al mondo pastorale, tra i quali spicca, manco a dirlo, l'arrosto di agnello. In tema di gastronomia locale sono da segnalare le lenticchie di alta montagna, la polenta con l'olio e cipolla con pomodoro e salsiccia o con i peperoni, infine i funghi di prato.

Roccamandolfi "Veduta del paese"

I campi da tennis e la palestra polivalente sono gli impianti sportivi ubicati nel centro. Inoltre, lo Sci Club, nei mesi invernali organizza viaggi per Campitello Matese dove sono disponibili le piste.

Campitello di Roccamandolfi, i boschi ed i sentieri del fianco settentrionale del Matese, il Rio ed il suggestivo castagneto che lo anticipa, sono i siti più indicati per le escursioni.

Tratto da: Comunità montana Matese (Bojano)

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