|
BOJANO E L'ACQUA
di Francesco Manfredi-Selvaggi
Bojano è famosa per la sua acqua che è poi l'acqua del Biferno.
Il fiume Biferno, infatti, nasce da tre sorgenti delle quali due,
quella di Maiella e quella di Pietrecadute, sono situate ai lati
opposti dell'abitato. La ricchezza d'acqua ha favorito in passato
una meccanizzazione artigianale per la presenza di mulini (ad
esempio quello che sta a Pietrecadute) e di una segheria azionata ad
acqua. La ricchezza idrica ha spinto negli anni '60 alla
realizzazione di una galleria che attraversa il Matese per portare
l'acqua che è una preziosa risorsa in Campania; il mandare l'acqua
del Biferno addirittura verso il Tirreno non poteva non provocare
degli stravolgimenti dell'ecosistema fluviale. Il Biferno, quando
passa per Bojano si chiama Calderai, per l'impoverimento di acqua e
per il suo progressivo inquinamento era diventato una sgradita
presenza in città: si sta completando la realizzazione di un
intervento di sistemazione che tende a ridare un'immagine positiva a
questo corso d'acqua. Il fiume può diventare un elemento di
arricchimento del paesaggio urbano e un luogo privilegiato per le
attività ricreative. L'acqua ha un valore simbolico oltre alla
funzione sociale del dissetare; perciò, non vi sono solo fontane
come quella di S. Maria dei Rivoli dove è possibile attingere
l'acqua (senza alcun impianto di potabilizzazione perché non
necessario), ma anche fontane a carattere solo scenografico quale
quella posta in piazza Roma, purtroppo non più attivata. In questo
caso più che fontana è meglio chiamarla vasca perché è il grande
contenitore circolare insieme allo zampillo centrale ad avere il
ruolo principale. Il Biferno è caratteristico non solo quando
attraversa il centro abitato, ma pure quando solca la pianura
agricola; gli alberi accompagnano in molti tratti le sue sponde e la
presenza del fiume la si intuisce, in una veduta da lontano, per
l'addensarsi delle piantumazioni. La sua nascita in pianura, a
Bojano, è un connotato che il Biferno porta con sé andando verso
il mare in quanto ha una scarsa portata solida rispetto, mettiamo,
al Trigno che invece sorgendo in montagna trasporta molti detriti a
valle. Ma perché il Biferno sgorga nella piana? La ragione va
cercata nel carsismo del Matese il quale determina l'elevata porosità
del complesso montuoso e questa favorisce l'infiltrazione delle
acque piovane nel sottosuolo che poi riemergono a valle. I massicci
calcareo-dolomitici come il Matese costituiscono enormi serbatoi
idrici dai quali si alimentano gli acquedotti dei maggiori centri
urbani. Che l'acqua che sgorga a Bojano sia copiosa non deve
meravigliare perché in montagna, da cui quest'acqua deriva, la
piovosità per una serie di fenomeni fisici è maggiore e
rilevamenti effettuati hanno mostrato che sul Matese si hanno le
precipitazioni più abbondanti della regione. L'acqua non è,
comunque, solo fonte di ricchezza, ma può costituire anche fonte di
preoccupazioni. Certo non nel centro abitato di Bojano che non è a
rischio di inondazioni, pur essendo attraversato dal Calderari perché
questo corso d'acqua ha una portata costante essendo alimentato da
una sorgente perenne e esso non raccoglie altri rivoli lungo il suo
cammino (con l'unica eccezione, in verità, del fosso Spina). Se
l'acqua non ha creato problemi agli insediamenti umani ha, però,
rappresentato un ostacolo per lo sviluppo dell'agricoltura, almeno
prima dell'azione di bonifica. In passato si coltivava
esclusivamente il terreno che aveva una certa pendenza perché
questa favorisce lo sgrondo delle acque e impedisce i ristagni. La
pianura era, perciò, pressoché abbandonata e questa zona, soggetta
ad impaludamento, era destinata al passaggio dei tratturi i quali
venivano sempre ricacciati nei terreni marginali. Se la pianura era
stata per secoli una zona repulsiva con acque vaganti
disordinatamente, oggi la situazione si è invertita perché
l'agricoltura non sta più in collina, ma nel piano. Se quella
romana era stata fondamentalmente una civiltà di pianura, nel
medio-evo questa parte di territorio venne lasciata e solo
nell'ultimo secolo gli interventi idraulici hanno reso possibile una
più stabile utilizzazione umana. La pianura per essere governata ha
bisogno di una società ben organizzata che innanzitutto sappia
regimentare le acque superficiali, alla quale corrisponde come forma
di insediamento la città. La nascita di Bojano, quale motivazione
ha pure quella della evidente necessità che un centro popoloso si
sviluppasse in questo ambito per ottenere i capitali indispensabili
per lo sfruttamento della pianura. Quando nell'epoca medioevale si
ebbe una regressione demografica e l'affievolimento dell'importanza
delle istituzioni civili si perse la capacità di controllo delle
acque stagnanti. Oggi i moderni mezzi di sfruttamento della campagna
non permettono neanche di capire quanto lavoro e quanti sacrifici
sono stati compiuti per la manutenzione idraulica delle zone
pianeggianti. Rientra tra le azioni fatte in questa direzione lo
sdoppiamento in due parti, parallele fra loro, del torrente Rio al
fine di contenere le eventuali piene; adesso un simile intervento
non sarebbe proponibile, perché è aumentata la coscienza ecologica
la quale spinge a tutelare l'integrità dell'ambiente fluviale. Si
affaccia per il Biferno l'ipotesi della creazione di un parco
fluviale per proteggere la particolare fragilità e sensibilità del
corso d'acqua.
****
|